PREFAZIONE IX pando esso una parte notevole nei programmi e, quel che importa molto di più, nella vita! Se tra noi i folkloristi non difettano, gli è che essi, gente disinteressata, si mettono in viaggio senza pensare alla meta; studiano per loro gusto, senza speranze di lucro. Sono ammirabili, ma non sempre toccano il fondo, distratti da altre brighe, essendo quella di folkloristi una professione di svago, non la fonda-mentale della loro vita. Tra noi, eredi di più civiltà, vanta cultori più numerosi la filologia propriamente detta, che guida allo scoprimento di un mondo, almeno in parte, defunto, che il folklore, il quale della filologia può dirsi una branca, che scopre e disvela un mondo vivo e vicino, e, per giunta, non meno vasto né meno interessante. Molti pensano che il folklore non li riguardi, e non s’accorgono di viverci !in mezzo. Esso si annida nella prima casa rustica, fuori dalle mura della città, anzi, entro la città stessa, nel tugurio del mendico, nello stambugio del ciabattino (senza dire dei bassi luoghi, ove tenta nascondersi la mala vita), nell’andito riservato al loro portinaio, nella persona stessa della loro domestica. Essi non sospettano neppure che penetri, per vie misteriose, nelle loro menti, in maniere diverse e inopinate. Tutti viviamo in un alone di folklore, che determina a volte i nostri atti, che guida, talora, noi stessi. Ombra proiettata dal passato,