134 IL folklore e il d’annunzio danni alle cose, traviare, corrompere ecc. ecc. Cosi le sue pari. Di tra un labirinto inestricato di superstizioni d’ogni genere, come queste o altre simili non poche, il Poeta sceglie quelle che hanno più presa sugli spiriti semplici, quelle che si collegano coi riti e le tradizioni più sacre, più misteriose e venerande. E consegue, col loro mezzo, una drammaticità profondissima. Rifacciamoci dal principio. La fascia simbolica è tesa attraverso la porta, sostenendo bidente e conocchia “ perché non vi entri la cosa malvagia „. Tristo presagio sarebbe che il rito nuziale fosse turbato, se il “ falso nemico il fuoco, il veleno o la fattura, penetrassero a funestare le nozze. Aligi, come trasognato, già benedetto col pane dalla madre, ma non rassicurato e profondamente triste per le nozze non desirate, per il matrimonio non consumato, per le lagrime notturne di Vienda, per un nuvolo di presagi che lo accorano, prega e scongiura, quasi invasato, quasi vaticinante: « Perché non entri la cosa malvagia, ah, ponete l'aratro e il carro e i buoi contra la soglia e le pietre e le zolle, e la calce di tutte le fornaci, il macigno con l’orma di Sansone, la Maiella con tutta la sua neve! ». Non occorre di meno per impedire la contaminazione! Fino la gigantesca e selvosa Maiella!