PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA 105 ribus fuit.... ». Nel ’70 ebbe un processo perchè, scriba del Podestà ad Asolo, aveva, per gli atti, richiesto più di quello che lo Stato permetteva : condannato a refusione di danni e a una multa, fu privato del notariato per un anno 1). Nel ’94 rogava il testamento di Verde della Scala, che gli condona un prestito e, in caso di bisogno, gli lascia un assegno annuo, chiamandolo suo « notario et servitori»*); nel 1399, rogava il testamento di Luchino Visconti detto il Novello, figlio del un giorno visconte di Milano, al quale il Doge Steno faceva apporre la nota : « est notarius bone opinionis et fame, cuius instrumentis et scripturis publicis fide plenaria ad-hibetur3). I suoi atti terminano col 1409; nel ’io i frati di S. Elena ricevono un Saltero glossato, le Omelie di S. Gregorio e le Confessioni di S. Agostino*). Amico, abbiamo visto, nel suo passaggio a Negroponte (’8o-’8i) 4) A. S. V. Quarantia Criminal. Parti I, c. 152 v (Baracchi). 2) A. S. V. Procuratori S. Marco de Citra, Test. b. 6. 3) Cfr. Osio, Documenti diplomatici, I, pag. 48 sgg. V. anche R. Sabba-dini in Athenaeum, I, 1913 e R. Cessi in N. Arch. Veneto, N. S. T. XXV P. I, 1913, pagg. 259-60. — Importanza notevolissima avrebbe per la storia della cultura in Venezia il provare esemplati dal Raffanelli i due Codd. Ambrosiani E 14 inf., E 15 inf. sottoscritti Marcus de Raphanellis, della II metà del sec. XIV, contenenti una insigne collezione ciceroniana, che può tener fronte solo a quella del Petrarca. Il Sabbadini che li studiò in Athenaeum cit., li crede d’origine milanese, e mantenne questa opinione, anche dopo le osservazioni del Cessi (Op. 1. cit.), in Storia e critica di testi latini (Catania, 1914) PaSK- 94-6 e Le scoperte ecc. Nuove ricerche, pagg. 127-8. Si oppongono, secondo il Sabbadini, il confronto calligrafico da lui eseguito e il fatto che in Venezia mancavano le condizioni adatte per alimentare una cosi insigne eduzione. Proveremo più avanti che a Venezia esistevano parecchie opere di Cicerone, disgraziatamente non specificate; s’aggiunga che fin dal 1403 Pietro Marcello possedeva le epp. ad Attico, che appena allora si cominciavano a diffondere tra gli amici del Salutati, che ne era il possessore (Sabbadini, Antonio da Romagno e Pietro Marcello, in N. Arch. Veneto; 30, pag. 207 sgg.; 31, pag. 260 sgg.). Il fatto del lascito del de Bernardo al Raffanelli lo indicano certo cultore delle lettere antiche ; anche nel formato e nelle miniature i due Codd. Ambrosiani ricordano il bellissimo Livio del Nostro. Pur di fronte alla testimonianza calligrafica, ci tengono sospesi dall’escludere che si tratti del Veneziano, il nome che non si conosce avere altro che lui, e la data del codice. 4) Cicogna, Iscrizioni ecc. Ili, PaS- 354' Nel ’37 la figlia Lucia era ab-badessa in Ferrara. Cfr. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati ecc., pag. 19.