104 LINO LAZZAR1NI gnandosi dello stato suo ; gli aveva risposto Marco Raffanelli, ma forse troppo mordacemente, e il Rampinelli afflitto replicò, chiedendo iteratamente scritti di Paolo. Va bene, gli risponde questi, tu dici che selvaggio è il luogo, poche le cose, barbari gli uomini e solitaria la regione. Ma so che tu fosti sempre tra fatiche e disgrazie « come quello che pel tuo destino nato alle cose servili, ora qua sei emigrato, ora là, qualche volta anche diventato esperto navigatore, e molti incomodi hai sofferto della vita». Come lui dunque, aveva tentata la mercatura. Nè, come lui, aveva molto migliorata la sorte! — Non ingannare, nè ingannarti: altro ti tormenta: non hai l’ufficio di Capodistria e gli altri proventi che un giorno ti arrotondavano il peculio. E passasti dall’uno all’altro estremo improvvisamente, e perciò di più soffri. Mostrati virtuoso, e scrivici, anche se affermi di non voler più scrivere, e spiega la fine della tua lettera, che me specialmente riguarda, e non fu capita da me e dai colleghi. (Ep. 22). Nel ’77 è ancora in Treviso ; ivi si sarà incontrato col de Bernardo; passa poi a Venezia, e nell’81 il 12 settembre veniva inviato a Firenze e a Genova, per portare gli ¡strumenti della consegna a Firenze, da parte di Venezia, di perle ed altre gemme per sicurtà verso Amedeo VI della cessione di Tenedo — com’era stato stabilito nella pace di Torino *). Lo troviamo nell’82 a Venezia (dove roga nel settembre il testamento del compatriotta Filippo Migliorati dottore in civile e canonico) (Vili), fino ài ’90, abitante a S. Maria Formosa8). La lettera al Rampinelli ci dà un’idea della intimità della corrispondenza tra questi notai, non solo retorica e fredda. L’amico Marco, che diede la prima risposta è, lo abbiamo visto, quel Marco Raffanelli (di Matteo, da Ferrara 8) che rogherà il testamento di Paolo de Bernardo, il quale legava all’amico per ricordo il suo Terenzio, con la raccomandazione di farlo avere, dopo la sua morte, « a persona degna e studiosa della stessa materia» (I). Dal 1362 almeno era notaio3); nel ’66 egli era stato ricevuto nella Curia maggiore, dopo esser stato « scriba ad officium argenti », aver fatto pratica « de moribus et negociis curie » : « conversatus est in illa et etiam cum multis recto- 1) / libri commemoriali ecc., Ili, pag. 150. 2) A. S. V. Atti de Rampinelli Gabriele, b. 828, e Cane. inf. Atti Rampinelli Gabriele, b. 172. 3) A. S. V. Senato, misti, 34 c. 128 (Baracchi).