L’ EPISTOLARIO DI PAOLO DE BERNARDO Codici e stampe. La tradizione manoscritta dell’epistolario di Paolo de Bernardo è affidata a quattro codici principalmente ; di questi il più autorevole è il Vaticano latino 5223 (Vat), volume cartaceo in-4, di 165 cc., descritto per la prima volta dal Casini (Tre nuovi rimatori ecc.). Scritto da una mano diligente in gotica semicorsiva, contiene una silloge umanistica e preumanistica di lettere ed altre composizioni ordinate con un certo metodo, di cui le più recenti giungono al 1409 (a cui è di poco posteriore la stesura del cod.) e le più vecchie non oltrepassano la metà del secolo XIV. E una raccolta preziosa per penetrare nel mondo preumanistico dell’ Italia superiore, che aveva trovato la sua luce in Francesco Petrarca (come il Voigt dice a proposito delle lettere del de Bernardo, che ci introducono « nella periferia del cerchio, al cui centro stava Petrarca »). Completa descrizione delle lettere la diede il Casini in regesto ; vi sono quattro gruppi principali : uno che si raccoglie intorno ad Antonio da Ro-magno, Pietro Marcello e il Loschi; un altro intorno al Vergerio; ci sono poi lettere del Barzizza a personaggi veneziani, cose pertinenti a Donato degli Albanzani, cui segue l’epistolario del de Bernardo, che questo codice dà più completo degli altri : 28 lettere, 23 di lui e le altre dei corrispondenti, che comprendono i nn. 84-111, da c. 101 a c. 114^. Il Casini crede che chi scrisse dovesse essere amico della maggior parte degli umanisti di cui il codice contiene qualche cosa, e dotto ; pensa a Ognibene della Scola, del quale c’ è la lettera con data più recente e posta in fine. L’ordinatore dovrebbe essere, secondo il Casini, dell’Italia superiore, e con grande probabilità veneziano o almeno veneto ; certo è che i