PAOLO DE BERNARDO E 1 PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA Quivi alla fioritura nel ’200 della poesia provenzale nei manieri e dell’epopea in franco-veneto nelle piazze, era succeduto il culto della lirica volgare, ispirata ai toscani, non grande nè originale, ma testimonianza di un vivo movimento, a cui è a capo Nicolò de Rossi. Nei conventi e nella cattedrale veniva impartita la filosofia e la teologia ; breve ma gloriosa vita ebbe lo Studio, che si spense verso il 1325, rimanendo però dei professori in leggi e medicina, mentre accanto fioriva la scuola privata o salariata dei grammatici, già dal sec. XI : essi dovevano sedere fra gli esaminatori dei candidati al notariato, fatto questo assai importante. La cura dell’insegnamento spingeva perfino il vescovo Pietro da Baone a fondare nel 1365 una scuola con sede e maestro proprio. Nella seconda metà del ’300 abbiamo scarse notizie della poesia volgare in Treviso : quivi era però nel ’65 Andriolo Alemanno, il medico poeta certamente conosciuto dal de Bernardo, al quale sarà stato noto anche Daniello Chinazzo, speziale, l’autore della cronaca sulla guerra di Chioggia in volgare x). Tuttavia su questo movimento di cancellieri dotti poco conosciuto, getta luce l’epistolario del de Bernardo, che mostra come da Venezia attraverso i notai rifluisse a Treviso quel movimento di corrispondenza epistolare, di conversazioni, di letture e trascrizioni, che ivi aveva fatto germogliare il Petrarca. Col de Bernardo, era nel ’71 a Treviso Gabriele Rampinelli ; ivi avrà ritrovato Bernardo da Casalorcio ; da Treviso scriveva a Stefano Ciera, per impulso di suo fratello Nicolò Ermolao, che faceva le veci del vescovo, uomo dotto e letterato ; intimi legami infatti si dovettero stringere con i rappresentanti della cultura locale, specialmente ecclesiastica. Della quale era principale rappresentante Francesco da Lanzenigo. Di povera famiglia della frazione di Lanzenigo nel trevisano, in giovane età cercò fortuna ad Avignone, e nella curia papale fece rapida carriera : tornato in Italia, probabilmente nell’autunno del 1376, quando Gregorio XI riportò la sede a Roma, Bonifacio IX lo scelse come suo segretario. In sì eminente posizione non gli mancarono dignità e prebende : canonico trevisano, priore di S. Apollinare in Firenze e canonico nel 1391 della metropolitana della stessa *) Marchesan, Treviso medievale ecc., II, pagg. 268-307, 215-67 ; Serena, La culttira ecc., pagg. 9-13, 45-49. 57*6o, 279.