PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA fezionarsi della forma del componimento e della tecnica del verso, quale troviamo in tutti questi poeti in latino della scuola padovana. Del che è un indice anche l’appassionarsi alle questioni metriche, che vedemmo trattate fra Tanto e il Mussato, tra questi e Marsilio da Padova, e prima dal Lovato, di cui ci resta uno dei primi se non il primo commento metrico a Seneca ; la difficoltà del verso Senechiano il Mussato superò nell’Ecerinis, meglio del suo imitatore, il Loschi. Un grande modello, Livio, volle imitare anche nella prosa (non senza qualche influsso di Cesare e di Sallustio): ma quanta oscurità, difficoltà e manchevolezza nel lessico e nella sintassi ! Possiamo qui osservare che quasi sempre noi noteremo un grado maggiore di correttezza nella espressione poetica che non nella prosastica, sia per la maggior facilità di ritenere e imitare il verso, sia per la conoscenza più diffusa dei poeti, sia perchè l’espressione poetica è sempre di uso più letterario che non la prosa, che subisce sviluppi e modificazioni maggiori nell’uso pratico e quotidiano 1). Nella scuola padovana ormai noi scorgiamo quell’entusiamo che è alla radice del rinascimento umanistico : non solo per l’imitazione e la lettura dei classici, ma per tutto ciò che è romano : entusiasmo che traeva a scoprire le ossa d’Antenore e la tomba di Livio, che traeva il nipote del Lovato, Rolando da Piazzola, a ricercare lapidi antiche in Roma nel suo viaggio col Mussato, ambasciatore nel 1302 s). E con l’imitazione formale si insinuava anche lo spirito della pa-ganità : nell’ Ecerinis resta il contenuto attuale, ma è il primo ardito e felice tentativo di restaurare il teatro classico ; nelle epistole De Priapo et Uxore priapi (che offendevano l’amico cui erano inviate — tempi ben diversi dunque dal Rinascimento, ai quali specialmente si poteva adattare il verso di Catullo, che i versi possono essere impudichi, ma casto il poeta) è un genere e un contenuto ripreso dalla classicità — e doveva aver fortuna se lo vediamo imitato dal Ferreto. Nel De Vita et moribus sitis, oggi perduto, gnone and his citations from. Catullus. (Classical philology, V, 1 (1910), pagina 66 sgg.). *) Che egli nella poesia riuscisse più chiaro ed essa fosse più cara e più intesa, ce lo dice la proposta del collegio dei notai di Padova al Mussato, di tradurre in esametri l’assedio di Cangrande, affinchè « esset metrician hoc de-missum sub Camoena leniore notariis.... blandimentum ». 2) Novati, Nuovi studi, ecc., pag. 193. G. Girardi, Rolando da Piazzola Padova, 1909.