66 LINO LAZZARINI cizia con Giacomino da Mantova mostra come il De Bernardo avesse qualche contatto con quel centro glorioso di studi ch’era Verona, nella quale, mentre la poesia volgare si raccoglieva intorno al suo trattatista Gidino da Sommacampagna, non cessava neppure il culto di Dante fra gli umanisti, che in Verona, a cominciare dall’oscuro scrivano Francesco che riportava sulla fine del ’200 in patria Catullo, con Giovanni de Matociis, con Giovanni da Verona, con 1’ ignoto autore dei Flores moralium auloritatum (1329) accennavano al risorgimento prima d’ogni altra città d’Italia. Grazie anche ai tesori della Biblioteca Capitolare, che permetteva a Piero di Dante di dettare il suo dotto commento all’opera paterna, di citare Catullo e Ausonio a Benzo d’Alessandria, il precursore del Petrarca nella ricerca dei codici per le città. E le lettere latine ricevevano ora un nuovo impulso dal Petrarca: quivi insegna Moggio, quivi era Gaspare Broaspini, e sopratutto Guglielmo da Pastrengo (1290 ?-1362), che seguiva appresso la grande via del maestro 1). * * * Il 26 Marzo 1360 Paolo è ancora a Venezia*), di dove passa a Treviso, come notaio di Luca Leoni capitano. Così aveva lasciato la Cancelleria veneziana ; d’ora in poi o rogando come privato, o al seguito dei rettori (sempre quindi ai servizi dello Stato) cercherà di far carriera e di aumentare il non dovizioso stipendio; e in Treviso, dove fiorivano gli studii, tornerà spesso durante la vita sua, stringendo, come vedremo, relazioni e conoscenze. Da Treviso data il primo testamento da lui rogato che noi possediamo, del 29 luglio; quivi è presente al testamento di Tolberto da Camino conte di Ce-neda, e nel luglio dell’anno seguente roga in « villa de Fontanis » *) Avena, Guglielmo da Pastrengo e gli inizi dell’umanesimo in Verona (Verona, 1907); R. Sabbadini, Le scoperte ecc., pagg. 1-22, Nuove ricerche, pagg. 88-105, 128-150, 193-5. 2) A. S. V. Conimemoriali VI, c. 85 (86) ; I Libri Commemoriali ecc. II, pag. 311.