PAOLO DE BERNARDO E t PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA I49 uomini, che si fa ripetere dal Dandolo la sua professione di fede. Viva e sincerissima era pure la fede in Petrarca, se pur talvolta turbata ; viva anche per esempio nel de Natali, che pensa alla pace come a una cosa grata a Cristo e doverosa pei cristiani (Ep. 18) ; nel de Bernardo abbiamo solo qualche accenno. É singolare per esempio il confronto fra la sua lettera al Petrarca, e la risposta del poeta : in quella nessun pensiero religioso : per benedizione del viaggio gli basta una epistola del suo « numen in terris ! » (Ep. 3). In questa invece la dichiarazione esplicita che non le false divinità, ma « maris et terre celique regnator Cristus » lo spinga nel suo viaggio e lo ritorni al poeta che lo attendeva pieno di dolce affetto, che lo salutava partente anche a nome della sposa sua, colle parole della donna d’Achille (Ep. 4). Qualche accenno c’ è solo quando scrive a personaggi ecclesiastici : per esempio al Lanzenigo (Ep. 24) augura la gloria « et, quod christiane spei est, celesti vite beatitu-dinem ad ultimum consequaris ». La fede nella vita futura esprime pure di sfuggita, al Cavallo (Ep. 12). Così al Petrarca diceva di amarlo in qualunque luogo : « ita me dii ament — e si corregge : sed melius omnipotens Deus ». Quando scrive al vescovo Natali, nulla. Tutto ciò ci dà l’impressione di uno che la fede non la senta più, e che quasi la forma latina, con le sue divinità morte, con la traduzione di Deus in Dii, in Superi, inconsciamente aiuti il cadere di questa fede. Ch’egli vedeva naufragare nella immoralità ogni giorno crescente : « Iam sibi Deus quisque est et aurum » (Ep. 1). Non abbiamo che un accenno, dopo il viaggio a Roma e la liberazione di Treviso : esiste una provvidenza e una giustizia divina che prima o poi opera nelle cose umane (II, 46). Malgrado questo, noi abbiamo 1’ impressione che nella vita del De Bernardo la religione non avesse il posto principale. Nella lettera del Benintendi ai Notai, alla fine, il Cancelliere dice che nulla è più grato a Dio « quam consulere patrie, miseris et afflictis opem afferre, quietem et pacem populo suo dare ». Come il sentimento della religione, così mancava nel de Bernardo il sentimento della patria. Non c’ è mai intanto l’entusiasmo per il lavoro ch’egli dava allo Stato ; ma il più chiaro esempio è nella lettera al Natali, che, abbiamo veduto, pieno di fervore lo incitava a cantare le guerre di Venezia che s’era misurata coi più potenti re (Ep. 18). Ma che cosa è Venezia in paragone del resto? rispondeva Paolo (Ep. 19). E poi, se anche i fatti superassero quelli antichi, nulla io