PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA 37 quem et pro quo posceretur, quidve et huius amicitiàe et illius memoriae debeam » (V. io). Le condizioni poste dal Re Ludovico erano intollerabili, e nulla ottenne l’ambascieria, come nulla ottenne un’altra mandata nell’agosto con lo stesso Benintendi ; si riaprirono le ostilità e cadde Zara. Onde Venezia cercò pace ad ogni costo : fu firmata nel febbraio del ’58, e con essa la Repubblica perdeva di fatto e di diritto il titolo che aveva il suo capo di « Dalmaciae et Croaciae dux». A Zara con gli ambasciatori era il Benintendi : rogò l’atto di pace Paolo de Bernardo. In Ungheria tornò il Benintendi due anni dopo con un’altra ambascieria ; qualche tempo dopo moriva il Doge Dolfìn, e gli succedeva Lorenzo Celsi (12 luglio 1361). Scrisse il Cancelliere una orazione gratulatoria, e pareva davvero salutare nel nuovo Doge il ritorno del tempo propizio alle lettere ed ai poeti J). E questo il momento in cui il Petrarca verrà a stabilirsi in Venezia. Mediatore della venuta del Poeta fu il Benintendi, che ormai durante le trattative di Milano del ’55 e qualche soggiorno che il Petrarca deve certo aver fatto a Venezia 2), era divenuto intrinseco amico : « eo amicitiae progressi sumus, ut quod mihi fe-cisti tibi facias » (V. 43). Da otto anni ormai il Petrarca dimorava a Milano presso i Visconti, quando la peste, che gli toglieva il figlio Giovanni, lo spinse a Padova, dove una vecchia amicizia lo legava al Carrarese. S’addensava intanto sui Visconti, la cui irrequieta e ambiziosa politica teneva in allarme i vicini, la lega stretta da Egidio d’Albornoz pel Papa col Marchese di Ferrara, i Carraresi e gli Scaligeri, più tardi con i Gonzaga. Disgustato da questi avvenimenti, che rendevano nemici i due suoi protettori, il Petrarca si diresse il 10 gennaio 1362 a Vaichiusa, ma le vie piene d’armati lo fecero ritornare a Padova s). Di dove, soddisfacendo alle sue molte richieste, voleva portarsi dall’ Imperatore Carlo IV : ma anche verso Allemagna eran precluse le vie. Non restava che Venezia, neutrale rifugio : « le ali.... mi fu dato raccogliere presso questo seno dell’Adriatico, e rattenermi dal volo posando in noto Il Celsi possedeva un Dante — (Cecchetti, I libri ecc., pagg. 7-8). *) P. e. nell’inverno 1359 (F XX 6) e nell’aprile 1360 (cfr. A. Foresti, Le ultime lettere scambiate con Barbato da Sulmona, in Aneddoti ecc., pag. 397). 3) 11 maggio; cfr. S. I 3 e V 12, S. I 5.