PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA 5 Tanto al Mussato : una come introduzione, in cui loda il poeta e dice il desiderio del Doge di sentire l’augurio che Urania traeva dal fatto, di cui dava tutte le circostanze, per trarne l’oroscopo. Ci sentiamo veramente in un mondo ben diverso da quello di qualche anno dopo, quando il Petrarca, nonché ammetterla nella poesia, deriderà ferocemente l’arte astrologica — mondo nel quale ancora il poeta è « vates » e in cui l’astrologia serve a dar simboli, immagini e autorità alla poesia. Nella seconda epistola Tanto descrive il fatto, attribuendolo a S. Marco, e poi dà «la cronografia», la determinazione esatta del tempo e della posizione degli astri. Rispose il Mussato con una epistola di cinquanta distici in forma di dialogo: loda Tanto, specialmente per le sue cognizioni astrologiche : nonne vides illi quam sint notissima celi sidera sub propriis enumerata rotis ? (v. 21-22) Dice poi che gli astri sono troppo nobile cosa per spiegare i prodigi degli animali, che possono venir interpretati con altri mezzi, e ripete il già fatto presagio. Più che le lodi di Venezia, premeva al Mussato di liberarsi da un’osservazione che Tanto nella prima epistola gli aveva fatta, d’aver cioè abbreviato una vocale contro natura. E questo un altro punto singolare di questa corrispondenza, che diventa una contesa di questioni metriche e testimonia quanto di scolastico e qual grado di tecnica ormai possedessero questi poeti. Si libera dunque dall’accusa dell’amico il Mussato, e gli osserva a sua volta due altri errori del genere ; Tanto replica con un componimento in distici ed uno in giambi, piuttosto oscuri di forma, nei quali si scagiona dell’errore rifacendosi a complicati argomenti etimologici. Anche un frate partecipò alla gara, con pochi esametri, diretti anche questi al Doge : è un Petrus dei predicatori, forse Pietro Calò da Chioggia, allora in Venezia. In questi versi ricorda il leone invitto di Giuda, e trae l’auspicio per la vittoria e sopratutto la pace di Venezia. Strette erano dunque le relazioni tra i poeti di Venezia e quelli di Padova: dal Mussato cercavano la lode e la risposta, e ne riconoscevano la superiorità. E un po’, tenute le debite distanze, la relazione stessa e l’influsso che correrà tra il Benintendi e il Petrarca. Della devozione al Mussato è chiarissimo cenno nei versi di Tanto: