PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA 23 vissuto nel primo trentennio del sec. XIV, che ha un valore suo letterario e dimostra quanto e quanto presto influisse Dante nel Veneto. Il Quirini fu centro di vasti rapporti tra poeti : era naturale che si formasse, se pur in grado minore, dato il carattere diverso dell’uomo, un’amicizia tra gli ammiratori di Dante, come più tardi attorno al Petrarca. Ma dalle amiche tenzoni amorose, questo poeta si sollevò a cantare, con vera foga di sentimento, la vita dello spirito e la religione, dimostrando anche con questo la sincerità e profondità con cui aveva sentita la poesia del grande fiorentino *). Il volgare, naturalmente, assorbiva poi tutti quei componimenti che erano i più diffusi tra il popolo e di intonazione, e spesso di origine, popolare ; componimenti più caduchi da una parte, ma vivi e immediati, satirici specialmente e politici : l’esaltazione e l’invettiva dei poeti delle altre città accompagneranno Venezia continuamente nelle sue vicende, e questo genere è dei primi a comparire nella sua storia letteraria *). Nella prosa, ci resta solo il Liber de recto regimine rectoris scritto in volgare, con intendimento letterario, da fra’ Paolino Minorità; lo fece perchè fosse da tutti letto ; scriveva del resto in latino, e fu un ecclesiastico colto e ragguardevole : penitenziere di Papa Giovanni XXII, vescovo di Pozzuoli (1324), ambasciatore del Papa presso il Doge 5). Anche il Quirini scrisse in latino ; ma in genere a Venezia la differenza di classe (legata a differente professione e cultura) provocava e manteneva la distinzione fra i cultori del latino e quelli del volgare, a tutto danno della tradizione poetica latina. Questo carattere speciale per Venezia si andrà attenuando sempre più col-l’avanzare del secolo, finché la cultura latina anch’essa uscirà dalla cancelleria e dalla scuola, per divenire splendido adornamento del patriziato. Intanto però, nella seconda metà del secolo, quella vita nuova che Dante aveva recato alla rima volgare nella prima parte del ’300, sarà recata dal Petrarca al dettato latino, e con lui si può dire *) S. Morpurgo, Rime inedite ecc. pagg. 146-7, Dante Alighieri e le nuove rime di G. Quirini (Bullett. Soc. Dantesca, I, 1894) pag. 134 sgg. ; Michele Barbi, Studi danteschi, I, pag. 51 (Firenze, 1920). 2) Cfr. A. Medin, La storia della Repubblica di Venezia ecc. 3) Del governo della famiglia, Venezia, Naratovich, 1856 ; De regimine rectoris, ed. Mussafia, Vienna Firenze, 1868; F. Novati, Epistolario di C. Sa- lutati (Fonti dell' Ist. storico italiano, Roma, 1891-1911) II, pag. 299.