32 LINO LAZZARIN1 con grande calore della sua amicizia, della quale « licet ignarus et discolus, licet publicis obsessus negociis » cercherà di farsi degno, e gli chiede di poter corrispondere : « numquam epistolam tuam accipiam ? » Anche lui cercava dunque il « literatum colloquium », anzi insisteva per avere una copia dell’epistolario, promessagli dal Poeta. Ma, come dice anche nella lettera a Moggio e come di solito si giustificava questa corrispondenza *), in questa vedeva un esercizio alla virtù: egli considerava il Poeta come un « aureum virtutis et eloquentie flumen »: prima di virtù, che di eloquenza *)_ E abbiamo veduto con che calore sentisse questa missione morale dell’arte. La lettera terminava ricordando il comune grande amico, il Dandolo, « verae nostrae patriae vera lux » ; rispondendo, pure il Petrarca chiudeva col ricordo « illius optimi viri et civis et Du-cis meliore nunc patria viventis, quo digni utinam diutius fuis-semus ! », le cui parole gli sembravano scendere dal Cielo. E così, quasi patrono della città sua e degli amici, lo vedrà più tardi3), quando vorrà donare la biblioteca a Venezia e stabilirsi là dove forse il Doge lo aveva desiderato 4) ; e dal Cielo, come suo avvocato e difensore lo aveva fatto parlare ancora il Benintendi, in una preziosa e singolarissima lettera (V. 7 ed. Bas.). Quattro giorni dopo la morte del Dandolo, veniva eletto Marino Falier (11 Sett. 1354), che la naturale saggezza aveva temprata partecipando per un quarto di secolo alle vicende più importanti 26 gennaio; la risposta del Petrarca è la F. XIX. 11 del 19 maggio 1356. Per la data cfr. A. Foresti, Giornale stor. lett. Ital., LXXVII, 1921, pag. 325 n. — Se col Foresti (Per la storia ecc., I, riprodotto in Aneddoti ecc., pagg. 245-6) identifichiamo nel Benintendi l’amico comune che persuase il Poeta a scrivere la F IX 11 e V. 5 e che è l’ignoto a cui è diretta la F IX 12, del ’51, si modifica un po’ il nostro asserto. Ci rendono un po’ dubbiosi la V. 14 ed. Bas., di 4 anni posteriore, in cui dà ancora del voi al Poeta, e la V. 11 ed. Bas., nella quale sembra desideroso di allacciare una corrispondenza epistolare, nel ’56. — Tuttavia le tre lettere ci danno un elemento prezioso per intuire, più che penetrare, le relazioni d’amicizia che s’erano strette tra il Petrarca e cittadini di Venezia, accanto a quella col Doge, già nel 1351. *) Voigt, Il Risorgimento ecc., II, pag. 422. 2) Anche Voigt, Die Briefsammlungen ecc., pagg. 59 60. 3) V. 43, del 1362. 4) Cfr. F. XV 4 : « Scio me gratius acturum si post vagam vitae militiam ipse etiam alicubi prope te (Dandolo) iam castrametari incipiam, quod super-est lucis in otio transacturus ».