'4 LINO LAZZARINI poema latino per la liberazione della sua città dai padovani : replica con una epistola il Mussato (1311), amico suo, al quale però più tardi il Ferreto invierà come omaggio i componimenti fatti in morte del maestro1); la lotta tra Padova e Venezia pei confini e il possesso delle saline, costruite e fortificate dai padovani in territorio veneziano, provocava la poesia del Mussato : Suspicis adriacis dominantem fluctibus urbem ? Praemia castalio sunt ibi nulla deo. Occidit in terris si quis fuit emtor Agavae Et Maecenatem non habet ulla domus. Territus effugio pennati stagna caballi iudicat infirmas has Galienus aquas. Cumque vetet princeps immunes esse poetas a Tritone rubri me trahit unda Tagi 2). Ciò che non gli impediva di mandare, più tardi (1314-18), come vedemmo, quegli esametri al Doge, dando a lui la signoria del mare. Ma è vero che a Venezia non c’erano mecenati ? La gara pel parto della leonessa, che doveva aver messo in campo le forze migliori dei cultori della poesia, e che erano i rappresentanti delle tre categorie per le quali viveva il latino — ecclesiastici, notai, maestri — ci mostra che i veneziani erano e si sentivano inferiori al gruppo padovano, e la loro inferiorità nella cultura classica vale anche rispetto a Vicenza (Ferreto) e Verona (Da Pa-strengo). Ivi non c’era lo Studio che fosse focolare di coltura, e forse mancavano le personalità adatte ; tuttavia lo stato non si disinteressava di quella che era in fondo una necessità, di far bandire e onestare i principi politici col canto dei poeti : in Venezia anzi era promossa tutta una produzione in lode della Repubblica che, o ispirandosi a fatti contemporanei, o a leggende proprie della città, tendeva all’esaltazione di questa. La gara poetica pel parto della leonessa vedeva simboleggiati primo tipo di un poeta di corte. Dell’influsso in lui anche di Dante cfr. Cipolla, Studi danteschi, Verona, 1921. *) Il fatto è significativo anche se, come pensa il Cipolla (op. cit., I, pag. 109) il Mussato era già morto, e supposto ancora vivente per una ragione estetica. 2) Padrin, op. cit., pagg. 26-27. Nel terzo verso c’ è il ricordo di Iuv. 7, 87 Furono imitati da Moggio da Parma.