PAOLO DE BERNARDO E I PRIMORDI DELL’UMANESIMO IN VENEZIA 143 del suo epistolario ci convincerà come frasi ed idee passassero dal Petrarca e dal Benintendi al de Bernardo, non solo perchè medesimi erano i modelli, ma per un influsso immediato : la minore personalità artistica tuttavia e, ripetiamo, la lettura di Seneca e la tradizione di tutta l’epistolografia in quel periodo, faceva sì che sia il Benintendi come il de Bernardo prendessero dal Petrarca- quello che a questa tradizione era più consono, lasciando quello che in lui era più vivace e personale, o manifestandolo con maggior genericità. Osserviamo però che tra il Benintendi e il de Bernardo c’è una qualche differenza : il Ravagnani è più magniloquente ed ha una ridondanza retorica ed oratoria (che mostra il suo influsso sulla prima lettera del Nostro), il de Bernardo invece è più rapido e preciso, e mostra, specialmente di fronte all’epistolografia posteriore, una sua personale sensibilità : fatto in cui non dovette rimanere estraneo l’esempio del Petrarca. Questa stessa sicurezza precisa nello scrivere la manifesta anche il Casalorzio (Ep. 8) : uno stile è difficile distinguerlo nel de Bernardo, come, per esempio, in Giovanni da Ravenna ; in molta di questa produzione possiamo invece riconoscere una maggiore o minore correttezza ed eleganza di espressione. Se gli umanisti posteriori rimprovereranno al Petrarca espressioni e parole non del tutto di buona latinità, non è da dire quante più se ne trovino nel de Bernardo, non solo di quelle proprie al latino cancelleresco, ma anche di quelle che rivelano il substrato del volgare, più nel costrutto però, che nei vocaboli. La differenza di questo latino di scuola e coltivato con quello di uso più comune e meno esercitato sui modelli classici, apparisce subito di fronte, per esempio, alle lettere del Cavallo, tanto più improprie nel lessico, quanto più contorte nel periodo, oppure a quella del Natali, che mostra molto più del de Bernardo quel brusco passare da un periodo tornito e di imitazione classica, a uno di intonazione volgare o faticato e oscuro. Sbalzi e oscillazioni che si attenuano a mano a mano nel Nostro, che dalla prima lettera alle ultime acquista sempre una maggiore padronanza dello stile e una più uniforme andatura classica e correttezza di vocaboli e forme, che riesce talvolta a danno della vivacità dell’espressione. In queste lettere si può anche rintracciare la presenza del cursus, ma non è ricercata : anche il Petrarca, che volle evitarlo, lo presenta per effetto della educazione scolastica. Come il Petrarca, il