r 26 LINO LAZZARINI cultori della letteratura in volgare, che col loro passare di città in città, col loro contatto con gli uomini di legge, pel loro stesso ufficio che richiedeva cavalleria e gentilezza di cultura, tanto contribuirono allo sviluppo della lirica italiana1), movimento che è analogo e sovente parallelo a quello latino della curia che ai rettori veneziani s’accompagnava. I poeti del Dolce siti nuovo e Dante erano stati i maestri della lirica, principalmente in sonetti, della prima metà del secolo ; ora invece è la terzina dantesca che viene imitata, mentre a poco a poco sul sonetto cresce l’influsso del Petrarca, che porterà a una vera dittatura, col Bembo8). La terza rima, cornei due Natali, così usò il Gradenigo concordando gli Evangeli3) e in orazioni sulla messa4). Un altro poemetto, pure in terza rima, sulla pace tra Alessandro III e il Barbarossa egli trascrisse splendidamente 5), e così esemplò con grande cura, filologica ed estetica, la Commedia6). Scrisse anche sonetti7), che i poeti continuavano a scambiare: come Antonio Cocco a Franco Sacchetti8), che nella giovinezza ebbe rap- l) A. Zenatti, Arrigo Testa ecc., pag. 12 sgg. s) A. Medin, Il culto del Petrarca nel Veneto fino alla dittatura del Bembo. N. Arch. veneto, N. S., Vili (1904). 3) G. Mazzoni, I quattro Evangeli concordati in uno da Jacopo Gradenico (Atti e Meni. dell’Acc. di Padova, N. S., 1891-2, v. Vili, pag. 263). 4) O. Zenatti, Riv. critica della Lett. Ital., Firenze, 1S88-9, V, pag. 79. 5) Fu pubblicato come quello di Pietro Natali (Zknatti, Il poemetto di Pietro de’ Natali ecc.); dopo la scoperta di questo, fu detto un rifacimento del Gradenigo (Suttina, N. Arch. veneto, N. S., T. XV, P. II, Venezia, 1908, pagg. 395‘4°2) ; indipendente opera del Gradenigo lo giudicò il Massèra (op. cit., A proposito ecc., pag. 194 n.). Ora, la didascalia iniziale: «Incomincia il libro sine nomine nel quale se tratta.... » mi pare che escluda il Gradenigo come autore. 6) A. Tambellini, Il Cod. dantesco gradenighiano (Propugnatore, N. S., V. IV, P. II, 1891, pagg. 159-198) ; G. Castellani, Jacopo del Cassero e il Cod. dantesco della Bibl. di Rimini (in Le Marche, a. VII, V. I, Fase. I, Senigallia, 1907), pagg. 4 e 8. 7) I sonetti ripubblicati da A. Medin, Le rime di F. Vannozzo, Bologna, 1928 (Collez. di op. inedite o rare). Cfr. anche V. Lazzarini, Rimatori ecc., pagg- 43-56 e aggiunte ; capitano del popolo in Firenze lo dice I’Ammirato, T. Ili, pagg. 455 e 461 ; podestà a Bologna, Livi, Dante e Bologna (Bologna, 1921). Una lettera a Novello da Carrara riproduce E. Levi, Francesco di Vannozzo ecc., pag. 230. 8) Lazzarini, Rimatori ecc., pagg. 37-40, 68.