70 LINO LAZZARINI si rubassero. Era dunque una buona raccolta di lettere, di cui molte avrà avute anche dal Benintendi, e le conservava con la passione di quegli studiosi che non volevano i codici incatenati negli armadi, sam/ungen ecc. pagg. 23-7) descrisse per primo il codice di Monaco e quello di Lipsia. Il Monacense « contiene anzitutto in uno svariato ordine ogni sorta di lettere e orazioni di umanisti italiani dal primo quarto del XV secolo, fra le quali parecchie inedite e degne di osservazione, copiate da diversi. Col f. 138 incomincia una nuova mano, del tutto diversa dalla precedente, che continua fino alla fine del lavoro....» Quest’ultima parte non contiene altro «che la stampa veneziana delle epistole varie del 1503, solo che in ultima sono fatte una quantità di trasposizioni, omissioni e variazioni____ Ma sopratutto il manoscritto da dal f. 138 e poi più lungi dal f. 183 in due gruppi un numero di 17 più lunghe lettere, che il redattore veneziano omise.... ». Sono quelle che il Voigt dà in appendice, tre cose del Benintendi e 1’ Epistolario del De Bernardo. — Il cod. di Lipsia s’ inizia subito con le lettere del Petrarca, ed è scritto da un’unica mano. Presenta però rispetto al Monacense qualche omissione : le F. XXIV 6, 7, 9, 11, 12 dopo il n. 24 (mancano pure nell’ed. veneta), la F. XX 2, XIX 9, XVIII 3 (18, 20, 24 ed. ven.). Ha poi delle aggiunte che non hanno a che fare con questa raccolta. «Come tra loro, i due mss. combinano anche con l’ed. ven. ... solo che nell’ed. sono soppresse alcune lettere della raccolta, che già sotto le ep. Familiari o in altro posto erano state collocate.... Ma anche qui sono interpolati altri pezzi che non troviamo nei mss. (V. 15, 19, 21, 30, 40 ed. ven.). — Il cod di Vienna, illustrato dal Bertalot, (Un nuovo codice ecc.), contiene, oltre altre opere del Petrarca, due sermoni « Petri Blesensis » e lettere di Seneca abbreviate, la stessa materia del Cod. di Monaco, con in più (n. 43) un Epitaphium domini Jacobi de Carrariajun. per F. Petrarcham. Dopo però la novella di Griselda tradotta, con cui termina il Monacense, seguono il proclama di guerra con Venezia del re Sigismondo (1402), due bolle di Gregorio IX, cose di Pietro della Vigna e Tommaso da Capua, e un gruppo di 17 S. del Petrarca. Cosi viene ad avere 82 lettere del poeta. Anche pel testo, lo vedremo, è fratello dei cod. di Monaco e Lipsia, per quanto questi siano del 1490 e 1493, quello del 1455, e ci mostra la fortuna oltre Alpe di questa raccolta e, insieme, dell’ Epistolario del de Bernardo. Il Voigt, dall’esame dei due codici di Lipsia e Monaco e dell’ed. veneta (il viennese scoperto non modifica le sue asserzioni), conclude che tutte e tre le redazioni provengono da una raccolta : « Vi sono dei gruppi, che chiaramente trovano il loro centro in una persona distinta ». Questa non può essere il Petrarca, perchè nelle sue raccolte non vi sono mai lettere non sue. Il fatto che vi troviamo delle cose del Benintendi, e la lettera del Dandolo al-l’Orsini (che si può credere scritta dal Cancelliere), inoltre le due lettere del Petrarca al Doge e le risposte (factam per dominum cancellarium Veneciarum — avvertono i due mss.), la seconda delle quali inviata dal Benintendi dopo la morte del Dandolo, fa credere al Voigt che la raccolta sia stata iniziata originariamente dal Gran cancelliere, dalle cui lettere si sa che egli raccoglieva le