102 UNO LAZZARINI tudine di corrispondere con lui, come aveva incominciato a fare dopo la partenza di Stefano, l’aveva a poco a poco lasciata cadere, non ricevendo risposta. Troppe cose aveva forse lo Ziera, per ricordarsi spesso degli amici lontani e delle lettere latine. Non lo dimenticava il de Bernardo, che dal principio aveva stabilito « che parte dell’anima mia fra gli altri fossi tu ». L’aveva spronato a scrivere il fratello, che allora faceva le veci del Vescovo di Treviso : « questi.... un giorno fanciullo discolo e allora, secondo il mio parere.... inadatto agli studi ed alla letteratura, a quale grado di scienza, di costumi ed onestà sia giunto, e quanta gravità dimostri, sarebbe quasi incredibile, se qualcheduno lo facesse conoscere a me senza ch’io lo sapessi o ne avessi esperienza. Insomma egli perle sue virtù mi è diventato oltre l’antica amicizia amicissimo, e tra i buoni e i dotti a mio giudizio e a giudizio anche di tutti.... può e deve non immeritatamente essere annoverato ; e se la vita gli sarà compagna, non dubito che riuscirà a quel grande fastigio di probità». E certo Nicolò Ermolao, dottore e morto canonico di Corone, lasciando (forse frutto della vita giovanile — ma se fosse altrimenti non sarebbe cosa straordinaria in quei tempi e contraria al giudizio del Nostro) un figlio naturale. Il de Bernardo dunque scriveva allo Ziera congratulandosi del suo stato : « civitatem manentem habes.... bonumque statum et vitam iocundam ». Tuttavia poco prima (questo forse non seppe o tacque il de Bernardo) gli era stato concesso di portarsi a Venezia1), essendo stato accusato d’aver ricevuto « ensenia, et alia commisit contra commissionem suam ». Con sentenza però del 20 marzo fu condannato solo a una piccola multas). Certo di Corone e Modone era uno dei primi cittadini ; ne fa fede la procura che i castellani gli fecero nell’82 per trattare di pace e amicizia e del risarcimento di danni da parte dei reggenti il principato d’Acaia, in Andrussa3); quando moriva, era il decano e il canonico di Corone Lorenzo da Molino che raccoglieva e trascriveva il 24 giugno 1389 le sue ultime volontà. Vuole essere sepolto in Santa Maria di Corone, dove giacciono la madre, la prima moglie (Elisabetta da Mosto di Santa Maria Formosa)4) *) A. S. V. Grazie, 16, c. 131 v. (Baracchi). *) Quarantia criminal, Parti, II, c. 168». (Baracchi). 3) / libri commemoriali ecc. Ili, pag. 157. 4) M. C. P. Arch., c. XXI, 442, 137.