LINO LAZZARINI amava la scuola e, sregolato nei costumi suoi, sapeva mirabilmente come si dovessero allevare i giovani alla sapienza, prima nell’intimità domestica, poi nella consuetudine col maestro, ben lontano da quei metodi maneschi nella disciplina e mnemonici nell’apprendimento ch’egli da giovinetto aveva imparato a conoscere. Citando per la prima volta Quintiliano, egli vorrà che l’amore, non la paura, accomunino maestro e scolaro, e così sarebbero cessati quegli spettacoli che tanto urtavano il de Bernardo. A Venezia tornò il ravennate nel ’73, chiamato dallo zio Tomaso, allora Patriarca di Grado, patrono per la pace tra la Serenissima e Padova. Quivi conversò coi dotti veneziani, tra cui l’astronomo Marco Trevisan, di cui confutava le dottrine; quivi certo vide il Petrarca che accompagnava il Carrarese a chieder perdono alla Serenissima. Per le mali arti di un maggiordomo del Patriarca, Giovanni piantò lo zio, col quale, mediatore un donativo di codici, ristrinse relazione tre anni dopo in una nuova visita a Venezia (1376). Nella quale ritorna nel 1383, dopo esser stato dal giugno del’79 assunto nella Cancelleria da Francesco Io da Carrara, e in Venezia insegna per un semestre; di qui passò a Ragusa come Cancelliere e notaio. Anche in questo alternarsi delle due professioni è tipico il ravennate. A Venezia ritorna, nel 1388 e, pigionata una casa in contrada di S. Paterniano, riprese l’insegnamento per quasi due anni, amico del de Monaci e di patrizi, quali Marco Giustinian, che aveva avuti scolari. Ma lo afflisse la caduta degli antichi suoi protettori, i Carraresi; lo affliggevano le tristi vicende del figlio Conversino, sicché lasciò ancora una volta Venezia: « quanto cum dolore Venetiis abii, ubi iam certam eventuum spem, amicos, que-rulentos discipulos lacrimantesque linquebam... ». Eletto nel ’93 cancelliere e capo della Curia del Carrarese, che aveva riacquistato il dominio, quando fu Cancellier Grande in Venezia Desiderato Lucio, trattò con lui per ritornare in Venezia ai « libelli » ed al-1’ insegnamento : sentiva ora nostalgia della libertà della scuola, avverso alle consuetudini ipocrite della vita curialesca, dolente di non esser messo a parte, come il Salutati, degli affari del Governo. A Venezia tornerà però solo nel 1404, presentendo la catastrofe dei Carraresi. Tra i deputati all’atto di sottomissione c’era Francesco Zabarella, il protettore e amico de! Vergerio, e Ognibene della Scola. Vi assisteva Emanuele Crisolora : in quest’occasione avrà riveduto i suoi amici padovani e conosciuto il greco. Per tre