PREFAZIONE XLI scritture. Perchè, se per avventura si dovesse concludere negativamente in ogni sua parte, o quasi, non sarebbe giustificata la fatica di ristampare in veste più propria un testo affatto inutile come fonte storica e per nulla apprezzabile come fonte letteraria. Facciamo grazie del valore letterario, che è assente: ma io credo che il valore storico dell’opera, anche senza voler tentare una riabilitazione, che sarebbe fuor di luogo, non sia poi così manchevole da relegarla fra gli aborti trascurabili della letteratura storica: anche i più pessimisti hanno trovato spunti, che giustificano sufficentemente un apprezzamento non del tutto disumano. Leggenda e storia si mescolano assai male: ma qualche cosa di buono, come testimonianza storica diretta, vi è pure. Possiamo dispensarci dal fermare l’attenzione sopra i frammenti iliaci della prima e della seconda edizione, che a noi servono soltanto come guida non trascurabile per la ricostruzione del processo di formazione del testo. Ma nei cataloghi, che si accodano, con accorto discernimento possono cogliersi notizie non di-sprezzabili. Il catalogo imperiale e quello ducale, anche a prescindere dalle ultime accessioni, attingendo a buone fonti, possono essere non inutili e non trascurabili; i cataloghi ecclesiastici, spogliati da molte contaminazioni assurde, possono essere presi in considerazione come fonte cronologica e per quelle notizie, che sono venute raggranellando per opera di molteplici postillatori. Le nazionalità e le paternità, così largamente distribuite, non sono tutte di buona lega; qualcuna sì, ma la maggioranza, no; anche le note storiche apposte /