PREFAZIONE XXV concepire gli eventi della storia veneziana. Il ricordo della distruzione attilana e della ricostruzione per rivelazione di Geminiano (che per l’autore dei frammenti iliaco-longiniano-eracliano è il vescovo di Modena, ma che il continuatore altrimenti raffigura) offre lo spunto per inserire con maggiore completezza il rifacimento tor-cellano-gradense; la nozione dei rapporti fra la vecchia e la nuova Venezia dell’epoca bizantina è giusto momento per aggiungere il racconto carolino. Non va trascurato che l’una e l’altra inserzione è fatta con identità formale di metodo, premettendo all’una il catalogo dei vescovi altinati, inanellando l’altra nelle genealogie franche. Questa circostanza denunzia una diversità di metodo, che risponde a criteri diversi di compilazione, rispetto alle preesistenti scritture, tanto più importante e significativa, quando si combini con una intrinseca disformità concettuale, alla quale dianzi alludevo. La precedente storia ha così dato luogo in tempo e in forme diverse alla nuova ricomposizione, la quale perciò deve essere collocata posteriormente a quella. Ma poiché anche nel nuovo elaborato si devono distinguere almeno due momenti (forse d’autore, certo di tempo), con la scorta di questo elemento è possibile avvicinarci a una abbastanza sicura precisazione cronologica. Nella rielaborazione torcellano-gradense si fissa, dove si parla dell’ordinamento episcopale al tempo di Elia, una situazione, che rispecchia il tempo dell’autore. Nel testo più antico (I, 5 add., p. 41) fra gli episcopati istrianodalmatici inclusi nella giurisdizione Gradense sono registrati soltanto i tre episcopati di Ossero, Veglia e Pe-dena, secondo la condizione politico-ecclesiastica nata d