PREFAZIONE	XV
con carattere di unità, ma separatamente fino dall’origine e traverso successive trascrizioni. Perciò non può sorprendere che nei diversi stadi di queste si frammischiassero tradizioni manoscritti diverse, creando in definitiva le oscillazioni sopra rilevate. Queste, per non essere puramente accidentali, ma ripetendosi con una cèrta ritmicità, non si possono attribuire a iniziativa individuale e arbitraria dei singoli amanuensi.
   Alla stessa stregua si può giudicare anche il problema della lingua, sopra il quale si è peccato di qualche esagerazione, riscontrando nell’uso di barbarismi, che sono piuttosto volgarissimi errori di amanuense, un meditato e voluto inganno per rendere incomprensibile il testo. Sia lecito osservare che il linguaggio spropositato, più che barbaro, non è comune a tutte le scritture, e, in una medesima scrittura, non è comune a tutti i codici, e nemmeno costante in un medesimo codice e in una medesima scrittura: più accentuato in V , meno in D e meno ancora in S , ma con alternative, lezione per lezione, indifferentemente in tutti e tre, in modo da non poter stabilire una tradizione costante di ciascuno rispetto agli altri. Che la lezione più corretta, laddove è tale rispetto a quella scorretta di uno o di due dei codici, sia risultato di un lavoro critico di correzione dell’amanuense ? Forse questo è il pensiero del più recente editore, che ha dato la preferenza alla lezione meno corretta, seguendo con molta fiducia V, ma accettando S o D , quando l’uno o l’altro, o ambedue, davano una lezione più imperfetta di quella di V. Io nutro seri dubbi sopra questo processo, anche perchè, per es., V in proprio segna un peggioramento nelle lezioni