XXII R. CESSI giunta, relativa alla fondazione di Grado (I, 5 add.), a sua volta illustrata da postille marginali (I, 5 add., p. 43 sg.) riassorbite nel testo dagli amanuensi'. Al frammento torcellano, secondo la lezione urbinate, prima che si accodasse l’appendice gradense, ben si innestava il catalogo episcopale Torcellano e, per connessione, quello patriarcale Gradense e quello episcopale Olivolense, non certo nella lezione attuale, ma in quella più semplice (I, 6, 7, 8), propria degli altri cataloghi. Nell’attuale lezione di detti cataloghi non è difficile riscontrare la sopravvivenza di elementi più antichi e originari, e, entro certi limiti, con larga approssimazione, è forse possibile ricostruire lo schema primitivo2: non è dubbio che in essa si combinano due stadi (se non più), che, forse per essersi sovrapposti nel medesimo mano- 1 Di tutto questo offro una analitica dimostrazione nel citato studio inserto nel Bulletl., n. 49, e ritengo superfluo ripetere qui argomenti altrove esposti. I maggiori ostacoli, d’ordine negativo, erano costituiti dalla precedenza del frammento parallelo, che riporto alla seconda edizione, dal Besta e dal Cipolla abbondantemente superati, e dalla circostanza che U fosse stato scritto prima del 1032, e però la composizione del frammento altinate-gra-dense fosse anteriore a tale data. Ma anche questa difficoltà, a mio avviso, è insussistente, come ho altrove dimostrato (Nova Aquileia cit., p. 559). Aggiungo che, se la teorica della Nova Aquileia, come io credo, non è anteriore al 1053, si ha ragione di più per negar fede a quella tal data (1032), che si attribuisce a U: essa, se mai, rappresenta un termine post quem. Quanto poi alle interferenze del Chronicon del diacono Giovanni con il nostro frammento, non sarà male avvertire che esse risultano più naturali invertendo il rapporto : l’opera del diacono Giovanni è fonte, anziché derivazione. In ogni modo per tutto questo e altro rinvio al mio studio sopra citato. 1 A migliore chiarimento, e con valore puramente esemplificativo, inserisco nel lesto una ricostruzione ipotetica del presunto testo originario dei cataloghi episcopali (I, 6, 7, 8), desunto per via di analisi da quello della terza edizione (III, 4, 5, 6). Non si attribuisca a essa un valore assoluto, come è doveroso non impegnarla come fonte : essa deve esser valutata per la funzione, che a essa attribuisco.