PREFAZIONE XXVII longiniano-eracliano, trae materiali, e forse anche l'ispirazione, da quella. È infatti palese in alcuni passi la sua dipendenza dalla terza edizione, come già aveva rilevato lo Simonsfeld, derivando fra l’altro le notizie patriarcali (II, 4, add., p. 100) da quelle del corrispondente catalogo di questa (III, 4, p. 125). La presenza di tali elementi consiglia perciò a ritardare la sua composizione oltre il tempo di tale redazione: ma la struttura formale lo fa tuttavia rientrare nel disegno della seconda. 5. In tal guisa (anche a prescindere dal racconto carolino) si erano formati due gruppi di scritture, i quali, benché forse accostati l’uno all’altro, in questa fase non andavano ancora, fusi e confusi insieme disordinatamente, sebbene il primo e più antico avesse subito, almeno in parte, una considerevole mutilazione per l’estromissione della leggenda torcellano-gradense, della prima e più antica redazione del catalogo imperiale e con essa forse del catalogo papale. Così conformato il manoscritto, che raccoglieva un materiale già abbastanza inorganico, attirava l’attenzione non solo di postillatori1, che nel corso del tempo lo avevano fornito di « Accenno a qualcuna assai visibile. La notizia dell’uccisione (III, 3, p. 120), apposta al dogado del Trundomenico (Pietro Tribuno), ha questa origine. Essa è desunta dal diacono Giovanni, e, posta a margine del manoscritto con l'intenzione di esser attribuita al primo Pietro, fu letta come appartenente al Trundomenico. Di qui l’equivoco, che generò il posteriore sviluppo della leggenda inserita nel catalogo episcopale (III, 6, p. 134). Un altro caso analogo si rileva nel vescovado di Lorenzo del catalogo Olivolense. L’indicazione cronologica «obiit in mense madii &c.» (Ili, 6, p. 134) deriva dal diacono Giovanni (p. 126), dove però è attribuita al vescovo Giovanni. Male interpretata la postilla marginale, per errore di amanuense fu trasferita al vescovado del