— VI -
anni, segno di libertà, luogo di serena letizia, premio lungamente invocato alla paziente fatica degli studi. Ci tornavo tutti gli anni nell’estate e passavo i miei giorni non so se più nell’incantesimo della contemplazione o nel fervore della vita : ora indugiandomi nei misteriosi silenzi della basilica d’oro e nella luce profonda e quasi ultramondana dei suoi grandi musaici, ora abbandonandomi alla libera gioia dei remi, delle vele, delle onde. Presso la chiesa ero nato ; le campane del suo campanile liberavano a mattutino dal mio cuore i sogni alati, e ve li richiamavano, rondini stanche, nei melanconici vespri ; nell’ombra sua, e inondata dei suoi cantici e dei suoi incensi, presso i solenni silenzi del suo Battistero, era la dolce casa materna, chiusa oggi al mio desiderio di pace, fatta straniera, ahimè, alla mia vita ! Dove trovare più secreto asilo alle mie fantasie, più mirabile oggetto ai miei stupori di adolescente ?
     E al mare mi richiamava una inesausta aspirazione di libertà e d’infinito, un bisogno di salsedine e di luce, di movimento e di vittoria. E me ne cavavo la voglia, notando, remando, bordeggiando al vento, spruzzato dalla, maretta, accecato dal riverbero, abbronzato dal sole. Nè men soavi erano sul mare i riposi, quando il sole, tramontando dietro gli scogli, lasciava nelle onde immobili le sue luci paonazze, e i pescatori chioggiotti sui bragozzi ancorati nel piccolo porto cantavano in coro il rosario a Maria. Cantavano con nenia monotona e con fervore di fede ; e quando spuntavano le prime stelle e s’alzava da terra il primo alito di vento, essi issavano le vele, e le barche partivano a due a due per la pesca, accompagnate dalla buona fortuna, dileguando per la lontananza dell’Adriatico, tutto fragrante nella notte luminosa.