- X - gli scultori, insomma, e gli architetti, sorgono più frequenti dove più abbonda la materia prima dell’ opera d’arte : il marmo e la pietra. E 1’ Istria ha fornito sempre, non pur Venezia, ma mezza Italia, della sua bianca pietra adamantina. Mi sìa lecito ricordare ciò che scrivevo alcuni anni sono a questo proposito, accennando a Luciano di Lau-raria, architetto del palazzo ducale di Urbino 1). « Egli fu uno di quei molti artisti, i quali, salpando per Venezia o per Ancona, recavano sulla opposta sponda, non pure un vivo desiderio di perfezione e di gloria, ma tutte le vergini forze del loro ingegno e la luce della loro immaginazione feconda. Già nel Trecento un Jacopo da Fola era tra gli architetti della chiesa di S. Antonio di Padova ; ma nel Quattrocento, sopra tutto, e nel Cinquecento fu frequente, e, si può dire, ininterrotto lo stuolo degli artefici dalmati e istriani che immigrarono di qua dal mare. Un Filippo, pure di Pola, come risulta da un libro della Confraternita di Santa Croce, lavorava ad Urbino nel 1428 ; mastro Giorgio di Matteo da Sebenico adornava, intorno alla metà del secolo, con ricchezza di gusto la Loggia de 3Cercanti, i magnifici portali di San Francesco e di Sant’Agostino, e la semplice e bella facciata del palazzo Benincasa di Ancona ; contemporaneamente Domenico da Capodistria erigeva, e Giovanni Dalmata decorava, la bellissima cappella ot-tagona di Vicovaro, dedicata a San Giacomo ; Lorenzo del Vescovo da Rovigno e Donato da Parenzo fiorivano di squisite decorazioni e sculture la chiesa di San Michele di Murano ; nelle opere meravigliose del Palazzo Ducale, della Ca d’ Oro, dei palazzi dei Foscari e dei ') Urbino e la sua gloria. In : Rivista d’Italia, Anno VII, fase. IX.