— 18 — Dall'oriente si avanzava già vittoriosa una nuova fede, la religione dei poveri e dei diseredati. Il Cristianesimo aveva preso salde radici a Roma e ad Aquileia e da quest’ultimo centro veniva diffondendosi verso la nostra penisola. Certo Parenzo fu una delle prime città istriane nelle quali la nuova religione abbia trovato modo di organizzarsi ; ciò lo deduciamo dal fatto che a Parenzo la chiesa primitiva non occupa, come altrove, il sito del tempio romano, ma bensi fu costruita e rifatta in varie riprese in uno stabile speciale che in origine apparteneva a casa privata ; quindi la comunità cristiana di Parenzo era già organizzata quando il culto pagano era ancóra in flore e non si poteva pensare all’occupazione del relativo tempio. La nuova religione trovò facilmente proseliti, sia tra lo classi basse della popolazione, sia tra gl’ indigeni che del regime romano non avevano gran fatto da lodarsi ; infatti tra i donatori indicati nei pavimenti musivi delle chiese Pa-rentine noi non troviamo alcun nome gentilizio romano. Passati i primi anni d’incertezza, coll’aiuto di chi sa quali circostanze e durante un’epoca di tolleranza, al primitivo nucleo della chiesa parentina riuscì di guadagnare alla causa cristiana una famiglia benestante, che in città aveva i suoi possedimenti nell’ambito dell’attuale basilica ; forse un vasto giardino nel cui mezzo sorgeva la casa, nella quale appunto allora era stato ultimato il magnifico pavimento a mosaico di un salotto (triclinium) v). Noi riteniamo che il proprietario Non ci consta quando sia vissuto T. Abudio, però a giudicare dalla forma delle lettere dell’ ara in questione si può porlo nella prima metà del II secolo, e forse all’ epoca dell’ imperatore Adriano (117-138 d. C.). Non sono propenso ad ammettere un’ epoca anteriore (il Kart-dler assegna addirittura all’ara di Nettuno l’anno 56 d. C.) perchè le scolture del tempio, massime quelle del fregio, e le vivaci tinte degli smalti usati nelle incrostazioni interne risentono già una spiccata influenza orientale, ignota nei primi decenni dell’impero. Una buona ri-produzione a colori di un tratto della fascia ad incrostazioni di marmi e smalti, salvata da Eufrasio nella costruzione dell’abside, fu pubblicata (quale tavola prima) nell’opera del generale L. d. Beylié-L’abitation by-zantine (1902) su aquarello della signora Millet. Quest’ è il famoso mosaico sotto la capella di S. Mauro (pubblicato dal Marucchi, Le recenti scoperte nel duomo di Parenzo 1896 nel