— 78 — un tributo eguale sia stato fissato ancor all’epoca di Giustiniano, e che questo sia stato appunto il risultato delle pratiche dei legati Costanzo e Lorenzo. Per Eufrasio il loro intervento fu certo benefico, perchè egli mise su basi sicure la finanziazione delle sue costruzioni, ed assicurò perennemente alla chiesa ed alla mensa vescovile rendite certe. * * * Dopo compita la basilica, di Eufrasio non parla se non il papa Pelagio, e dopo le lettere di questo pontefice nessuno più nomina il nostro audace presule. L’ attività sua indefessa e svariata nel campo amministrativo, edilizio e teologico aveva fatto di lui un uomo più temuto che amato, giacché la riuscita suole destare più invidia per la fortuna che consentimento di ammirazione per le opere. E quando scoppiò il dissidio religioso ed Eufrasio sentì che un abisso lo separava da papa Vigilio, cui egli nella erronea valutazione dei fatti aveva certo considerato suo consenziente ; quand’egli vide che il pontefice, dopo lunga riluttanza aveva sottoscritto quello stesso credo che prima con grande apparato era stato bandito dall’autocrata di Bisanzio, non poco sconforto lo colse, nella persuasione di essersi sempre trovato e di trovarsi tuttavia sul retto sentiero dell’antica fede degli avi. Ed a lui che con uno sforzo incredibile aveva inalzato una reggia alla madre di Dio, fu allora scagliata l’imputazione di scismatico ; a lui che aveva seminato d’oro le pareti della basilica fu gettato, come ad un volgare delinquente, il fango omnipotentis et beate marie virg-inis et beatorurn apostolorum petri et pillili et sancti mauri martiris et aliorum sanctorum se noverit incur-surum Et post hee omnia componat auri libras XX clero et populo pa-rentino Et Hoc privilegium nostre ordinationis in perpetuum tirmum et inviolatum permaneat. Ego petrus diaconus parentine civitatis tabellio scripsi compievi et roboravi».