— 87 — zianea fu una bufera che versò ondate di sangue sulle basi della chiesa di Gesù, la pace religiosa di Costantino (313) fu l’insperata aurora di novella efflorescenza cristiana. Se ne risentì la chiesa di Parenzo; ed i cristiani parentini che finalmente potevano portare in pubblico il nome e il carattere della loro fede, estrinsecarono la loro gioia per siffatto avvenimento col fabbricarsi una basilica più grande, che pubblicamente potesse capire la comunità parentina. E come a Roma si eresse la basilica di S. Clemente sull’area del Vo-minicum, ove quel successore degli Apostoli adunava i fedeli nella casa forse degli Acilii Glabrioni, così i Parentini eressero la loro prima basilica sulla chiesa domestica, che vide l'opera e il martirio di S. Mauro. Tanta fu anzi la pressa dei fabbricatori, che la basilica come vedremo, durò poco. Nobile apparisce la gara dei fedeli parentini che sciolgono voti col decorare il pavimento musivo della basilica. Lupi-cino, Pascasia, Clamoso, Successa, Felicissima, Infanzia, In-nocenzia, con altri ancora, sono i nomi degli oblatori parentini, consegnati alla perenne memoria dai tesselli, onde s’abbelliscono i meandi'i e le anse dei mosaici. Ma se l’oratorio di S. Mauro riuscì ad attrarre potente-niente l’attenzione dei Parentini dopo la pace costantiniana, non poteva sfuggire alla delicatezza degli stessi quel complesso di tombe di martiri che nell’antico cimitero, fuori le mura, rappresentavano agli occhi dei Parentini un tesoro inestimabile. Ed è così che vi sorsero le cinque basilichette cimiteriali, che si scopersero nel 1892. E come a Roma e altrove un sacro ardore aveva preso gli animi, accendendoli dal desio di avere la tomba presso il sepolcro dei martiri, così anche i Parentini s’ accesero del medesimo entusiasmo. Infatti, e accosto alle basilichette cimiteriali, e di sotto ai muri, e persino per entro l’area e il musaico delle stesse, si trovarono le tombe terragne dei fedeli. Tutto questo santo ardore cristiano fa della chiesa parentina un campo di speciale interesse storico e archeologico, che, continuando i fasti sanguinosi preconstantiniani in un’ era non più di sangue ma di pace, suggella il periodo più eroico della storia ecclesiastica di Parenzo,