vano militato sotto le insegne di Ottaviano o negli eserciti di Antonio o di Lepido, fu assegnato una parte del territorio; ed è certo che tali assegnamenti non si sieno limitati al solo suburbio di Parenzo, ma siensi estesi a tutto il territorio tra il Quieto ed il Leme. La colonia militare principiò col delimitare la pianta della sua nuova sede, tracciandone il piano che ancor oggi, dopo 20 secoli, sussiste pressoché immutato. Seguendo il sistema in vigore per delimitare 1’ agro assegnato alle colonie, si segnarono due vie principali, il decu-manus maximus da oriente ad occidente (cioè dalla porta di terra ferma sino alla piazza dinanzi al santuario), ed il cardo maximus perpendicolare a questo, da nord a sud, con corrispondenti vie parallele che dividevano la città in altrettante isole quadrate. Le due vie principali — larghe 15 piedi romani (m. 4'40) furono canalizzate e selciate con poderosi quadrilateri di calcare duro tolto dalla vicina cava delle Mordelle ; di egual materiale fu selciato il foro, attorno al quale correva da tre lati una poderosa cunetta scavata pure in massi della stessa pietra *). II quarto lato, l’occidentale, terminava in un suggesto sul quale s’ergeva il vecchio tempio, dai Romani verisímilmente riconsacrato a Giove Ottimo Massimo 2). ’) Questa cunetta fu scoperta sul lato orientale c settentrionale negli scavi eseguiti nel maggio 1910. Non ci si imbattè in altri solchi lungo 1’ area del foro come indicati dal Kandler. In seguito alle recenti scoperte risulta essenzialmente modificata la pianta del foro da quella pubblicata a pag'. 206 del Tomo II (1908) della serie archeologica pubblicata dalla Società istriana di archeologia e storia patria. Il foro era presso a poco quadrato (largo metri 46‘25 e lungo m. 45, ciò che corrisponde all’ incirca ad un lato di 150 piedi romani). -) Presso il tempio fu trovato un tronco di statua marmorea, ch.e si adatta benissimo ad un Giove sedente : la parte posteriore è rozza ciò che denota che il simulacro si addossava ad un muro. Kandler opina che il tempio sia stato dedicato a Marte (V. anche Amoroso nel tomo li della serie archeologica pag. liti e seg'g.) dal fatto che la piazza porta tuttora il nome di Marafor. Se non che i Romani avranno detto forum Martis e non Martis forum, venendo il genitivo locativo sempre posposto al nominativo (così dicesi « aedes Vestae, aedes concordiae, tem-plum Jovis» ecc.). Il Gregorovius fa derivare il « Martorio » di Roma dal