— 105 — i vescovi parentini mutarono da soli il loro potere spirituale in piena sovranità temporale, forti del mundio imperiale, che assicurava loro il tranquillo possesso dei beni e li faceva dipendenti dal solo tribunale imperiale. Questo mutamento causò ai vescovi di Parenzo odiosità, lotte contro gli immancabili usurpatori e contro il Comune nascente, diminuzione del prestigio religioso, e dispendi tali, che sotto un manto di orpello rese la chiesa parentina in realtà povera, mentre grassi si facevano i funzionari laici della chiesa stessa. Infatti nella donazione delle decime di Rovigno, fatta a Parenzo dal patriarca Rodoaldo circa il 965, si dice sintomaticamente che la chiesa parentina era „ oppressa da grande miseria e calamità “. Queste parole sono esagerate senz’altro; tuttavia, dimostrano che c’era nella chiesa di Parenzo uno sbilancio, ad onta di tante decime, di tanti beni e di tante donazioni. 14. Nel tempo stesso si erano avute anche delle contese di natura puramente ecclesiastica, le quali contribuirono a gettare il disordine anche nella chiesa di Parenzo. Furono le lotte causate dal fatto che Parenzo, come le altre sedi istriane, dovette obbedire in riguardo ecclesiastico al metropolita bizantino di Grado e in riguardo politico ad un governatore Franco : due termini di potere affatto opposti e nemici. Da ciò la tendenza delle chiese istriane di sottomettersi alla me-tropolia di Aquileia, tendenza fieramente contrastata dai patriarchi di Grado, reclamanti ognora in base ai loro diritti storici. Finche rimase patriarca di Grado il grande Fortunato, 1’ eroe del placito del Risano, unito a Carlomagno con vincolo di amicizia o meglio di consanguineità religiosa, 1’ obbedire ad una chiesa, che per tradizione era bizantina, ma per simpatia si mostrava franca, fu cosa facile. Ma quando a Fortunato successe Venerio, partitante per i Veneti, nemici dei Franchi, la chiesa parentina si trovò nell’ imbarazzo di non saper a chi obbedire, se al patriarca, che giustamente reclamava obbedienza, o se ai Franchi, che tale obbedienza volevano non esistesse, e che anzi impedivano gli atti di ecclesiastica giurisdizione esercitati da Grado sull Istria. Perciò