— 64 — Nel 1896 furono restaurati i mosaici della facciata d’ingresso nella zona all’ altezza delle finestre. Sui piloni a fianco della finestra centrale si veggono ardenti i sette candelabri dell’apocalisse, quattro a destra e tre a sinistra: sui piloni laterali tra le finestre e le lesene, due santi per parte che nel restauro hanno del tutto alterato le loro pi-imitive sembianze. Gli orli portano la solita bordura a quadrilateri ed a gemme. Sui fianchi della facciata corrono due lesene leggermente sporgenti ornate di un bel motivo a grandi rame che s’incurvano in altrettanti cerchi ; gli spigoli esterni hanno una bordura di foglie salienti. 11 timpano superiore era pure tutto ornato da una grande composizione musiva col redentore nel mezzo, seduto sul globo; si vedono le traccie del disco e dei due piedi. Che cosa sia stato ai lati è arduo l’indovinare ]). La facciata posteriore, sopra 1’ abside, era pure ornata di una grande composizione musiva, che, a detta del Deperis2) potrebbe rappresentare la trasfigurazione del Salvatore : „ vi si scorgono anche al di d’oggi resti di figure, tre delle quali col nome Moises, Elias ed Andreas “, Che 1’ abside del consignatorium nell'episcopio sia stata pure ornata di mosaico colle imagini dei santi martiri Demetrio e Giuliano lo sappiamo dal testo delle antiche lezioni sulla „Rivelazione, Invenzione e traslazione dei loro corpi“8). (li martire ; in secondo luogo anche S. Ermagora è il termine di un binomio che la consuetudine ecclesiastica non disgiunge, e come vanno uniti Cosma e Damiano, Gervasio e Protasio, Giovanni e Paolo, così S. Ermagora non sarebbe stato lasciato senza S. Fortunato, entrambi martiri della chiesa aquileiese. >) Il Lohde (der Doni von Parenzo, 1850) avrebbe visto i segni della «mandola » che racchiudeva il redentore, ciò che è molto problematico ; anche il suo progetto di ristauro di tutta la composizione del timpano non pare troppo fondato. 2) Atti e memorie, 1894 pg. 196. 3) Publicate in italiano dal Manzuoli nelle Vite dei santi dell’ Istria 1611, e nel testo originale latino — tratto da antico codice esistente nella biblioteca civica di Trieste — da Mons. Giov. Pesante nel 1890 (nell’opuscolo d’occasione «celebrando il m. R. pre’ Tommaso Franca la sua prima messa ») ; v. Amoroso, Atti e memorie 1898 p. 1Q2.