— 154 — e mestieri (scholae). La giurisdizione della sopra ricordata magistratura si estendeva, oltre che sulla città, anche sulle borgate (vicoria) del territorio e sulle aggregazioni minori; essendoché allora città e territorio (distretto) formavano un solo tutto amministrativo. II. Ma quest’ampia autonomia goduta dai nostri concittadini per otto secoli venne loro tolta quando l’Istria passò in dominio dei Franchi, ed il nuovo governatore, il duca Giovanni, v’ introdusse il sistema feudale. Quelli furono anni di scompiglio e di terrore per le nostre città. Abolite d’un colpo tutte le magistrature bizantine, soppresso il consiglio comunale, fu negata al popolo ogni partecipazione alle cariche publiche ed all’ elezione di qualsiasi magistrato, fu tolta alla città ogni giurisdizione sull’ antico suo territorio. I beni comunali vennero incamerati a vantaggio del duca e della sua gente, fu soppressa persino la libertà di pesca. Le città furono sottoposte ad un centarco nominato dal duca e munito di potere arbitrario senza altra limitazione che il volere del duca, unica fonte di legge e di autorità per tutti. Alle imposizioni precedenti vennero aggiunte decime sul bestiame e sul raccolto secondo il sistema feudale franco ; i comunisti furono aggravati da una serie di servitù e prestazioni personali onerose, senza tener conto dei soprusi, delle prepotenze e delle iniquità che il vincitore si credeva autorizzato di esercitare in un paese considerato da lui paese di conquista e costretto per ciò a subire la dura legge del vinto. Ed il clero, che aveva caldeggiata in tutti i modi l’occupazione franca, sapendosi favorito e protetto dal nuovo governo, si credette permessi a sua volta e soprusi ed ingiustizie. Tenne il sacco agli stranieri: usurpò quanto più potè di selve e pascoli publici, aggravò le decime dovute dai fedeli alle chiese, e non rifuggi da mezzi illeciti pur di aumentare in quei giorni di dissoluzione sociale i suoi possedimenti territoriali.