— 146 — ma accampavano l’inopportunità di proclamarlo allora, quando gli avvenimenti politici sembravano renderlo sospetto. Nella seduta del 13 luglio 1870 fra quei pochi vescovi che diedero voto contrai-io fu pure il vescovo di Parenzo Do-brila, il quale rispose non placet. Visto però che i dissensi in breve sparirono e che il canone dell’ infallibilità pontificia ottenne 1’ assentimento può dirsi universale dei vescovi, il Dobrila non prese parte alla seduta generale del 18 luglio 1870, nella quale fu definito il dogma dell’ infallibilità pontificia, ma segui l’esempio del cardinale Hohenlolie, partendo da Roma. Positivamente non si può giudicare se il contegno del vescovo Dobrila fosse determinato da ostilità al dogma in se stesso, il che potrebbesi argomentare dalla sua assenza quasi dimostrativa alla seduta generale del 18 luglio, oppure dal giudizio che per il dogma non fossero ancora maturi e opportuni i tempi, il che dovrebbesi arguire dal fatto che le Costituzioni dogmatiche del Concilio vaticano furono pur pubblicate dal Dobrila in opuscolo separato — sebbene un po’ tardi — nel maggio 1871. E così attraverso le vicende or fortunose or placide del secolo XIX la chiesa parentina giungeva fino ad oggi e si affacciava al gran giudizio della storia avvenire. 37. Resta a dirsi delle vicende metropolitiche. Dissi già che nel 1180 il vescovato parentino, insieme con gli altri dell’ Istria, era stato subordinato al patriarca di Aquileia. Dopo il 1500, divise queste terre fra la Serenissima e gli Absburgo, i principi di casa d’ Austria mal vedevano che quella parte dell’ Istria che era loro soggetta, fosse sotto la giurisdizione ecclesiastica del patriarca d’Aquileia, residente allora in Udine, città veneta ; onde cercarono che siffatta circoscrizione giurisdizionale fosse mutata. Ma non vi riuscirono sì presto. Appena nel secolo XVIII, dopo lunghe e laboriose trattative, morto nel 1751 il cardinale Daniele Dolfin, che fu 1’ ultimo patriarca aquileiese, Benedetto XIV soppresse in perpetuo il patriarcato d’ Aquileia, e in sostituzione eresse nel 1752 gli arcivescovati di Udine e di Gorizia, al primo dei quali furono aggiudicate le sedi dell’ Istria veneta, al secondo quelle dell’ Istria austriaca. Così Benedetto XIV potè accon-