— 170 — fine con quei di S. Lorenzo e di Montona, offersero la signoria sulla loro città a Venezia, alle stesse condizioni di Grado e di Murano. Il governo veneto potrebbe porre nella città quel presidio di soldati che riterrebbe opportuno ; nominerebbe il podestà al quale il comune di Parenzo darebbe un salario corrispondente ai desideri del doge e del suo consiglio. La proposta fu presentata al consiglio maggiore di Venezia il 6 luglio, ed accettata con 197 voti su 353 volanti ; — salvi i diritti del patriarca. Così Parenzo fu la prima città dell'Istria che venne stabilmente per propria dedizione in dominio di Venezia. Le fu dato a podestà Giovanni Campolo, ed a premio della sua fedeltà fu stabilito che essa venisse annoverata fra i 12 governi (regimina) della República. Che l’esempio di Parenzo dovesse trovare facili imitatori non è da meravigliarsi. Durante la sede vacante nel patriarcato d’Aquileia, che durò dal 1269-1273, si diedero a Venezia Umago nel 1269, Cittanova nel 1270, e S. Lorenzo nel 1271. IX. Colla dedizione a Venezia non cessarono però le lotte fra il comune ed il vescovo, che anzi i comunisti, sicuri del-I’ appoggio della República, divennero più arditi contro l’autorità ecclesiastica. Al Campolo, seguì il podestà Micheli, il quale nel 1270 fece costruire il palazzo comunale (curiam et palatium) sede di tutti gli uffici civili e criminali. L’erezione del palazzo del comune veniva ad essere quasi il suggello dell’ autonomia municipale, il vivo emblema della vittoria della comunità sul feudalismo. Aveva per il comune la stessa importanza che l’erezione della chiesa aveva avuto nei primi secoli del cristianesimo ad esprimere la vittoria ed il consolidamento della religione cristiana. Se il palazzo comunale era dall'un canto il palladio delie franchigie e delle libertà conquistate dai cittadini, dall’ altro