— 127 — ignorò il Vallaresso. Quando invece Martino V, eletto 1’ Il novembre 1417, riconobbe 1’ 1 febbraio 1418 Fantino e lo dispensò dal (lefectus aetntis (poiché aveva soli 26 anni), il Capitolo patentino lo riconobbe pur esso quale suo legittimo pastore. Se questo fatto fosse accaduto nel secolo VI oppure nel secolo Vili, si sarebbe avuto un nuovo scisma istriano. Il 10 maggio 1434 papa Eugenio IV univa alla chiesa parentina la sede di Cittanova; ma senza effetto, tanto che Nicolò V nel 1451 dovette revocare il decreto e unire la sede cittanovese al patriarcato di Venezia, allorché furono soppressi il vescovato di Castello e il patriarcato di Grado. Nel governo interno della diocesi parentina va notato che nel corso del secolo XV crebbero gli usurpi dei beni vescovili. Nel 1444 scoppiarono liti fra la mensa vescovile di Parenzo e gii abitanti di Cittanova per la peschiera di Val-ditorre. Nel 1467 ad istanza del vescovo Francesco Morosi ni interviene il papa Paolo II contro gli usurpatori, nel 1472 ad. istanza del vescovo Bartolomeo Barbarigo interviene il papa Sisto IV. Questi nuovi usurpi furono determinati più che da malvolere dal bisogno degli affìfctuali, date le misere condizioni economiche cui volgeva precipitosa la città, e dal fatto, che già dopo le prime pesti il Senato Veneto aveva mandato gente forestiera a rimpiazzare i morti anche a Parenzo. Non sempre costoro eran gente onesta, nè sempre cattolica, ma piuttosto nella massima parte erano scismatici di Dalmazia e d’Albania. Da ciò gli usurpi sì spessi. Nel secolo XVI gli usurpi divengono più spessi ancora, anche per il fatto che la moria aveva resi sfiduciati i possessori di beni, inducendoli a lasciarli incolti e quindi più facilmente in balia degli usurpatori. Ma vedremo le condizioni di Parenzo nel secolo XVI. Altro breve incaglio che avrebbe potuto degenerare in pericoloso incidente si ebbe nel 1485. Il papa Innocenzo Vili d’ accordo col doge Giovanni Mocenigo aveva trasferito nel 1485 Nicolò Franco dal vescovato di Parenzo a quello di Treviso ed aveva destinato Tomaso Colleoni Cattanei a Parenzo. Ma prima che il Franco si portasse a Treviso, il Collooni-Cattanei si dichiarò malcontento della-' sua destinazione e chiese