— 125 — ornamenti di Parenzo, siccome uomini d’alto sentire e di gran sapere, fece si, che Parenzo si vide lusingata con le missioni delicate onde di preferenza s’incaricarono i suoi prelati. Così, nel 1326 circa, il patriarca Pagano della Torre dà a Graziadio incombenze speciali ad Aquileia ; e nel 1346 il patriarca Bertrando di S. Genesio affida al vescovo Giovanni Sordello l’incarico di visitare in suo nome la diocesi di Trieste. 23. Ma due grandi sciagure che furono la iettatura terribile di Parenzo, dovevano sconvolgere la chiesa parentina. Le rivalità fra Genova e Venezia avevan fatto scoppiare una guerra spaventosa, di cui fu capro espiatorio l’Istria. Nel 1354 al rombo delle bombarde guerresche e al truce luccichio dell’ armi insanguinate, i Genovesi, al comando dell’ammiraglio Paganino Doria, il 4 novembre irrompevano su Parenzo, gittando il dolore la morte la strage sulla città. E com’era costume d’allora, il vincitore, prima ancora di staccare l’insegna dalla porta principale della città e prima di cominciare il sacco col bruciarne lo statuto municipale, invase la basilica, e violato il santuario di S. Andrea, ne rubò i corpi di S. Mauro e di S. Eleuterio - di S. Moro e di S. Lizier, dice la Cronaca Dolfìna. Così Paganino Doria poneva sui trofei militari i sacri resti, che erano stati fino allora il tesoro delle anime parentine. Mai, dai giorni in cui Smaragdo aveva posto le mani sul vescovo Angnello, la basilica di Parenzo aveva veduto scena più atroce. Il popolo ne rimase abbattuto e scosso per modo, che nell'eccitata fantasia, dinanzi alle orme di sangue lasciate sul mosaico del pavimento dai guerrieri genovesi, gli parve di vedere segni d’ira celeste. Ancor nel secolo XVI, come narra Fra Noè Bianco nel suo “ Viaggio da Venetia al Santo Sepolcro „ intrapreso nel 1527, il popolo ripeteva, che i Genovesi, vuotata 1’ arca di S. Mauro, avean voluto “ rompere un altro altare, con animo di volere altri corpi portarne „ ; ma “subito miracolosamente da quelli scaturì sangue, de i quali al presente si discerne le vestigia, onde quelli impauriti lasciorno l’impresa „. Nel 1360 incominciò anche a Parenzo la peste bubbonica, detta allora “ lo mal de la GianduSsa „ ed incominciò quando