— 172 — dei documenti riguardanti la sua questiono e di altri atti dell’archivio, distrusse i primi, e gli altri li gettò da una finestra in mare. E come a Parenzo, cosi anche nello altre terre, dell’istria il prestigio dell’autorità feudale, fosse essa rappresentata dal vescovo p dai patriarchi marchesi d’Istria, andava giornalmente scemando. Laonde il patriarca Raimondo della Torre, assicuratosi l’appoggio del conte Alberto II di Gorizia venne con grandi forze nella nostra provincia. Molte città si tolsero allora dalla dipendenza di Venezia. Fra queste Capodistria. I Capodistriani, dimentichi dei giuramenti prestati, sapendo la Republica occupata in guerre lontane, s’adoperarono per riacquistare al patriarca le città a lui defezionate. Preparato molto naviglio, penetrarono nei porti dell’Istria marittima facendone prigioni i difensori. Intanto il conte di Pisino loro alleato aveva assalito Montona valorosamente difesa dal suo podestà M. Michiel. Respinto da Montona, si portò su S. Lorenzo, la prese e vi mise entro la sua gente ; nel mentre Egidio dei Turchi con 210 cavalli andava contro Parenzo, e ne saccheggiava il territorio facendo ricco bottino di animali. L’anno seguente (a. 1279) Venezia mandò nell’Istria capitano generale di terra Iacopo Tiepolo con nuove milizie ; ed in pari tempo una squadra veneta assaliva Capodistria, ne rompeva le mura e la costringeva alla resa. Il conte di Pisino chiese allora la pace, e la ottenne verso restituzione di San Lorenzo. Intanto Isola riconosce il dominio veneto (a. 1280), poscia Montona (a. 1283), e nello stesso anno anche Rovigno. Altra guerra scoppiò fra Venezia da un lato il patriarca od il conte d’Istria dall’altro. Si combattè aspramente d’ogni parte, e si venne a patti nel 1285. Nel 1287 si combattè per il possesso di Trieste e di Capodistria, e la guerra durò sino al 1291, sino alla pace di Treviso conchiusa nel novembre di quell’anno. Durante queste guerre, le questioni fra i cittadini di Parenzo ed il loro vescovo per i diritti e le prestazioni territoriali si riaccendono con maggiore violenza quando il vescovo