— 171 — era un eccitamento perenne a perseverare nella lotta sino a raggiungere la completa vittoria. Il podestà proibì publicamente ai comunisti di pagare le decime (laiche) al vescovo ed al capitolo ; ed alienò possessioni e proprietà sulle quali la chiesa parentina vantava dei diritti. Il vescovo Ottone scomunicò per tale ragione il 24 agosto 1270 il podestà, i giudici, gli officiali, il consiglio e tutto il comune di Parenzo: alla scomunica aggiunse l’interdetto sulle città. Si venne ad un accordo nel 1273 sotto il podestà Nicolò Morosini, e furono restituiti alla chiesa vari oggetti preziosi sequestrati dai precedenti podestà. Ma le questioni risorsero ben presto, insistendo il vescovo spettare all’episcopato parentino la completa signoria su tutto il territorio e distretto di Parenzo, col diritto di percepirne le decime e di esigere altre prestazioni feudali. In tale questione gli animi si accesero siffattamente che alcuni cittadini di Parenzo, appoggiati dal loro podestà Giacomo Delfìn, invasero il palazzo episcopale, e tolte colla forza all’arciprete le chiavi degli armadi, li manomisero e gettarono in mare tutte le scritture ed i privilegi che ivi trovarono. Naturalmente il vescovo scomunicò (il 30 gennaio 1278) tutti coloro che, favorendo il podestà, s’ erano resi colpevoli di tali danneggiamenti verso la chiesa parentina. E fu peggio, essendoché i Parenzani, perduto ogni ritegno, cacciarono dalla città e il vescovo ed i canonici, e ne sequestrarono le rendite; così che questi, costretti dalle privazioni e dai travagli dovettero cedere alla volontà dei cittadini. E per certo non valse a rialzare il prestigio del vescovo Ottone il seguente fatto occorso in questo periodo di tempo. Fra Monfiorito di Pola, vicario in Istria del patriarca Raimondo, ed il vescovo di Parenzo era sorto un conflitto per certi feudi sui quali quegli accampava delle pretensioni, ab-benchè ne fossero investiti legalmente alcuni cittadini di Parenzo. Non essendosi voluto il vescovo piegare alle di lui minacciose pressioni, Monfiorito entrò una notte, durante una temporanea assenza del prelato, con unii mano dei suoi in Parenzo, invase a forza il palazzo vescovile, ed impadronitosi