— 38 — triabsidata di S. Andrea, costruita da Eufrasio a nord est della basilica, in continuazione della sacristia '). Concepito questo vasto piano, Eufrasio si mise alacremente all’opera. Anzitutto ordinò il materiale in marmo, circa tre dozzine di colonne, altrettanti capitelli e basi, e marmo in quantità per colonne più piccole, pei plutei, per le soglie, per le cornici, per i fianchi e per gli architravi delle porte, per gii altari, per la cattedra, pei gradini e simili. In Italia durava ancora la lotta tra i Bizantini ed il dominio ostrogoto, dunque era esclusa l’importazione da quella parte. Eufrasio, per ingraziarsi anche il nuovo governo e forse spinto da questo, si rivolse ad una fabbrica greca 2) ; mandò un suo incaricato e questi scelse tra il materiale che trovò pronto; non potendo avere tutti i capitelli dello stesso stile, cercò di averne almeno due eguali, per porli 1’ uno a destra l’altro a sinistra della navata principale. Unitamente al materiale, il messo di Eufrasio portò a Parenzo per tutte le lavorazioni necessarie sopra luogo anche alcuni esperti operai avvezzi a trattare il marmo greco. Quest’è l’unico nesso che unisce la basilica eufrasiana all’oriente : il marmo, le colonne, i capitelli ed i marmorari ; null’altro si riscontra nella nostra costruzione di specificatamente greco o bizantino. Essa ricorda, in proporzioni ridotte, la tomba di Galla Placidia di Ravenna ; giova ammettere che l’artista, imitando la decorazione interna di questo classico modello, abbia ornato le absidi e la volta del mausoleo eufrasiano del medesimo motivo, cioè di mosaico blu con stelle d’oro. Questo disegno fu poi copiato nel secolo XIII dall’ artefice che mosaico il cielo della tribuna dell’ aitar maggiore eretta dal vescovo Ottone nel 1277. Forse queste congetture sembreranno un po’ artificiose, ma sono naturali. Infatti nel sec. XIII Parenzo non manteneva veruno speciale contatto artistico o commerciale con Ravenna, e quest’ultima città da lungo tempo aveva cessato dall’esercitare sulla nostra costa l’antico fascino. E quindi più logico il supporre che il motivo specifico del cielo stellato l’artista del XIII secolo lo abbia tolto da qualche opera locale ; forse il vescovo Ottone per l’ornamentazione del cielo della sua tribuna impiegò anche le ultime tessere delle volte del mausoleo eufrasiano. 2) Circa la provenienza del marmo veggasi W. A. Neumann o. c. pag. 18-19 che con fondate argomentazioni esclude possa trattarsi di cave del Proconneso,