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III.
    In questo frattempo, mentre la campagna si sottraeva, come abbiamo veduto, alla giurisdizione della città e veniva retta a sistema feudale, e nella città, seppure il popolo non era totalmente escluso dal governo, pure doveva sottostare a magistrature in gran parte straniere ed a forme giurisdizionali contrarie alla sua secolare tradizione, un’altra potenza andava sorgendo col feudalismo e ben presto doveva invadere tanto il territorio quanto la città. Questa nuova potenza era il vescovo; o meglio la signoria territoriale del vescovo.
    Seguendo la politica dei Carolingi, tanto i sovrani d’ I-talia, quanto poscia quelli di Germania, furono larghi di concessioni, d’immunità e di feudi ai vescovi ed agli altri influenti principi della chiesa per averli devoti alla loro causa, sia quando lottavano per sostenersi contro sovrani rivali, sia quando tendevano diminuire la potenza dei grandi vassalli troppo spesso o riottosi ai voleri del sovrano o addirittura ribelli. I vescovi di Parenzo, per le largizioni dei re d’Italia Berengario del Friuli ed Ugo di Provenza, vennero in possesso di Montona, di Rosario (presso Visinada), di Nigri-gnano (presso Castellier), di Torre sopra la pesca nuova (Torre al Quieto), di Torre cervaria (presso Moncastel), del castello di Pisino, e di quello di Meddelano (Montelino o S. Vitale), predi e castella che circondavano 1’ agro parentino. Inoltre, unitamente all’immunità dalla giurisdizione del conte provinciale, ebbero il diritto di propria giurisdizione su tutti i loro dipendenti.
    E largo di benefici alla chiesa di Parenzo si mostrò anche F imperatore Ottone I.
    Come poi i vescovi di Parenzo sieno venuti in possesso di Gimino, Antignana, Terviso, Vastignano, Padoa, Mondelle-botte, Visignano, Visinada, S. Lorenzo, S. Vincenti ed Orsera, ci è ignoto. Probabilmente molte di queste ville si formarono e sorsero in tempi posteriori alle originarie donazioni su terreni appartenenti a territori in precedenza infeudati ai vescovi di Parenzo,