— 120 — di Prato era sorto l’ospedale omonimo, affidato da prima nel 1240 ai Cavalieri Gerosolimitani, indi nel 1305 per pochi anni ai Templari. Esso serviva ad albergare i pellegrini diretti in Palestina, meta ardentemente sognata dai penitenti e miniera inesauribile di reliquie. Anche la presenza dei Cavalieri di Rodi e dei Templari dal pittoresco mantello svolazzante sugli arnesi ferrigni, non poteva che attanagliare gli animi con il vincolo puro della pietà. Quando poi sotto la reggenza del fiero Bonifacio, il popolo stesso secondò le furie del suo Podestà veneto, attentando persino alla vita del vescovo, non si creda che ciò si facesse per ispirito di irreligiosità, ma piuttosto per impulso d’ un certo ghibellinismo politico, che non credeva con ciò di commettere una violenza sacrilega ma unicamente una violenza politica. Si noti che allora un atto di odio fraterno fra città e città o fra caste diverse d’una città medesima si faceva sposso precedere da una divota processione. Ad ogni modo le scomuniche, solennemente pronunciate da Ottone nel 1278, e da Bonifacio nel 1285, quando vietò ai sacerdoti di assolvere i consiglieri di Parenzo, nel 1286, nel 1296 e nel 1299, non si creda non facessero il loro effetto. O meglio distinguiamo: se vogliamo dire che abbian fatto ristare il Comune dal pieno ottenimento di sua libertà municipale contro il potere temporale vescovile, devesi concedere che le scomuniche non fecer nè caldo nè fresco ai cittadini ; se invece diciamo che come pene ecclesiastiche fecero profonda impressione negli animi, ottennero invece effetto pieno. Infatti 1’ esasperazione del Consiglio Comunale parentino, che trascende a terribili violenze dopo le subite scomuniche, ne sono prò?a lampante. 20. Accennai già che alla fine del secolo X l’ignoranza del basso clero era grande. Poco o nulla esso conosceva della Sacra Scrittura, nè aveva troppa famigliarità neppure col simbolo della fede. AI principio del secolo XI un vescovo emerge precipuamente nella storia di Parenzo, quale fautore della cultura sacerdotale. Dal diploma del 10 nov. 1015, con cui Sigimbaldo dona ai suoi canonici la peschiera di s. Andrea, si rileva che al clero parentino, perchè gli mancava il nutrimento della cultura, mancava anche il fondamento della