— 118 — i monaci di Bifurco venuti a interrogarlo e proibisce sotto pene severissime ai barcaiuoli di condur S. Romualdo via dalla contea di Parenzo. j Questo fanatismo di avere un santo e di averlo magari per forza, violentandone la volontà, ha pure in se un che di sommamente amoroso e gentile, sia pure rudemente gentile. Grande entusiasmo religioso suscitò più tardi il passaggio dei Crociati nel 1096 per Parenzo. Bisogna infatti sapere,-che mentre l’esercito principale capitanato da Goffredo di Buglione si avanzava verso Costantinopoli attraverso l’Ungheria e la Bulgaria e 1’ esercito dei Normanni passava per mare dal-l’Apulia nella Grecia, le schiere dei conti di Tolosa, e quelle del legato pontifìcio Ademaro di Puy, per l’Alta Italia giungevano ad Aquileia. e da Aquileia attraverso le città marinare dell’ Istria e della Dalmazia si dirigevano alla meta santa. Quel rimescolìo di soldati variopinti, baldi, gagliardi, e infocati da un’idea di generosa e cristiana purezza, simboleggiata nella croce che li segna, non potè non rinvigorire la fede dei Parenzani. Dopo il 1180 nel convento di s. Nicolò dello scoglio per poco tempo fu priore il beato Nicolò Giustiniani. Se la Satira veneta aveva per poco riso di lui, siccome di colui che, frate benedettino, aveva ottenuto da papa Alessandro III il permesso di sposare Anna Michiel figlia del Doge per suscitare il seme di sua famiglia, e per ritornare in convento aveva aspettato di averne nove figliuoli, il fatto stesso che il santo uomo aveva abbandonato ancor giovane la sposa, il talamo e il fasto per ritornare in convento, non poteva che doverosamente toccare il cuore e la fede dei Parenzani. A tutto ciò si aggiunga quel fiorito sentimento religioso che Parenzo apprese nel secolo XII da Venezia, con la quale già allora ebbe intimi rapporti. Le piraterie esercitate dagli Istriani nell’Adriatico, avevano offerto a Venezia nel 1150 il destro di farsi valere. Dopo lotte che a me non interessa di narrare, Parenzo al solo presentarsi della flotta veneta nelle sue acque, dovette giurare soggezione alla Serenissima e obbligarsi di dare ogni anno 20 montoni al. Doge e 15 libbre d’ olio a San Marco,