— 153 — vine della basilica precedente, dal suo vescovo Eufrasio elidei fervens ardore sacerdos“. E quegli furono anche anni di grave scompiglio ed agitazione per le coscienze a cagione dello scisma dei Tre capitoli ; essendoché Eufrasio fosse tra i più acerrimi dissidenti, di modo che il pontefice Pelagio ricorse contro di lui all’intervento del braccio secolare, eccitando l'esarca imperiale di Ravenna Narsete a procedere colla forza. E certamente in Parenzo tale dissidio si sarà propagato fra il clero e i fedeli, parteggiando chi a favore del vescovo, chi per il pontefice, ed occasionando cosi discordie e contrasti di cui tace la storia. Delle irruzioni degli Avari e degli Sloveni nel 599, nel (302 e 611 andarono immuni le nostre città marittime, o così anche Parenzo : cooperarono però queste colle loro milizie urbane, congiunte con quelle spedite dall’esarca di Ravenna, a respingere siffatte incursioni nemiche ed a ricacciare gl’invasori al di là dei loro monti. Tranquilli scorsero gli anni seguenti, e colla tranquillità o pace Parenzo continuò a mantenersi mediante il suo commercio terrestre e marittimo in ricco e florido stato. Al fisco (palatium) imperiale pagava un’ impòsta fondiaria fissa (tri-butum) di 66 solidi mancosi, corrispondente a 5940 franchi in oro, imposta eguale a quella che pagava allora Pola, la città principale e più ricca della provincia. Le città unitamente al circostante territorio, durante l’epoca bizantina, erano rette da un tribuno, cui era affidato il comando delle milizie urbane e territoriali (numerus pa-rentinus) ; essendoché allora i cittadini erano obbligati a portare le armi. Il tribuno aveva inoltre il potere giudiziario e la cura delle imposte : dipendeva dal maestro dei militi (ma-gister militum), suprema autorità provinciale, risiedente in Pola. Quest’ultimo a sua volta era subordinato all’ esarca di Ravenna luogotenente in Italia dell’imperatore di Bisanzio. Continuava la città ad avere proprio consiglio comunale (o curia-congressus) composto da tutti coloro che avevano occupata una carica onorifica e dai maggiori censiti (ordo decu-riorutn), mentre il popolo era diviso in corporazioni di arti