— 163 — Morosini figlio del doge e dal Gradonico, mosse su Pola e la strinse d’assedio. Inutile fu la difesa abbenchè ostinata e valorosa. I polesani dovettero implorare perdono e pace. Sottomessa Pola, la flotta veneta si portò a Rovigno, ove una speciale deputazione giurò i patti della pace: quindi fece vela per Parenzo. Quivi tutti i Parenzani, vale a dire l’arciprete, il gastaldione Rocio, Martino di Natale, I. di Papo, Giacomo e Giovanni di Melenda e D. di Anto per comune consenso dei loro concittadini, pregato ed ottenuto il perdono, giurarono sui santi evangeli, in presenza dei capitani dell’armata, perpetua fedeltà al doge di Venezia ed a tutti i suoi successori ; giurarono di corrispondere ogni anno 15 libbre d’olio alla chiesa di S. Marco per l’illuminazione, di concedere franchigia, sicui’tà ed esenzione da ogni dazio ai Veneziani come la godevano gli stessi abitanti, e di mandare ogni anno in dono al doge ed ai suoi successori 20 arieti. Inoltre i Parenzani si obbligarono a concorrere con una galera per ogni 15 galere venete a tutte le spedizioni marittime di Venezia, entro il Golfo sino ad Ancona e Zara, a meno che non ne venissero dispensati. A questo tempo all’incirca appartiene il cosidetto „Libro del re Ruggero“ compilato dal dotto sceriffo Edriso, nel quale troviamo ricordata la nostra città colle seguenti parole : „Parenzo è città popolata, molto fiorente, ed ha legni da guerra e navi numerose“. Se nel 1176 si combattè la battaglia di Salvorc fra le armate imperiali e veneziane, anche le galere di Parenzo vi presero parte in forza del precedente patto conchiuso col Morosini. Il 21 maggio 1205 la città di Parenzo rinnovava il giuramento di fedeltà prestato il 1150. Non si conoscono le ragioni di questa rinnovazione del giuramento. Forse questa più stretta unione con Venezia doveva servire di arma al comune parentino per meglio combattere le pretese signorili del suo vescovo, il quale a sua volta era sostenuto e dai patriarchi d’Aquileia e dai marchesi d’Istria.