- 115 — a se la signorìa di se stesso, fece bene; in quanto però usurpò beni del vescovo, 1’ usurpazione resta sempre usurpazione. Ma non sarebbe leale che lo studioso chiudesse questd periodo di storia, fomentando in se un certo astio contro i vescovi parentini e contro il loro agire. Ineccepibilmente pro-1 vate sono le angherie circa 1’804. Ma dopo il mille, eccettuato il periodo che va dal 1045 al 1158 in cui a vescovi di Parenzo si ebbero delle „quantità trascurabili sul faldistórid di Eufrasio sedettero prelati dotti e pii, quali un Adalpero, un Ottone, un Fulclierio, un Uberto, un Bonifacio. Quindi là loro tenacia a non lasciarsi potar via il potere temporale non deve attribuirsi sempre a bassa libidine di potere, ma piuttosto al concetto fondamentale del Medio Evo, concetto tutt’altro che errato, siccome quello che „ aspirava ad ottenere la potenza' secolare per governare più facilmente le anime degli individui nella giustizia“. E giacche i vescovi di Parenzo s’erari ve-! duti costretti a ribadire la sicurezza propria sulla base dei possedimenti, perchè dai terreni derivava allora ogni podestà, talora furono portati a intendere in senso materiale il morale arbitrio che loro aveva attribuito la coscienza di Parenzo^ Quando però il Comune s’introdusse qualè terzo libero stato' fra il principe e la chiesa, a lui parve lecito ogni mezfco pei ottenere 1’ emancipazione. Fra i concetti diversi dei due con-* tendenti è quindi difficile assegnare fin dove giungesse la ragione e dove cominciasse il torto di ciascuno. Fiera pertanto devesi dire la lotta del Comune per la libertà municiJ pale del popolo ; ma come epica devesi riconoscere anche la lotta della chiesa parentina pei- la conservazione del suo diritto consuetudinario. 18. Se osserviamo il carattere del governo ecclesiastico della diocesi parentina in questo periodo, vediamo, che a Parenzo vigeva fino al 1081 l’investitura da partè dell’imperatore, mentre l’elezione rimase quasi sempre al clero paren--tino. Nel 1081, come dissi, l’imperatore Enrico IV in lotta con Gregorio VII cedeva al patriarca d’Aquileia, in compenso del favore prestatogli nella lotta per l’investitura, tutti i diritti imperiali sul vescovato di Parenzo. Nel diploma di ces-