— 53 — Passiamo ora alla zona inferiore, e precisamente da prima alle tre figure rappresentate nei piloni tra le quattro finestre. Nel mezzo c’è un angelo il quale tiene tra le mani, appoggiato sulla sinistra, un disco azzurro, nel cui mezzo spicca una croce d’oro — a braccia eguali — dalla quale si dipartono raggi bianchi. Sul pilone alla sinistra (dalla parte dell’evangelo) è raffigurato un sacerdote dell’antico testamento con nimbo; vesto una tunica bianca, ornata al basso da ricca fascia ornamentale a porpora e oro; altra fascia verticale con greca d’oro orna il ila-venti della tunica; sulle spalle gli scende un manto (una specie di piviale) aperto sul davanti, portante un orlatura più chiara e stretto sul petto da un ricco fermaglio rotondo a 9 gemme ; Se Eufrasio avesse realmente commesso questi delitti, come supporre, che i suoi coetanei, i suoi successori, il clero, il popolo abbiano tollerato che la di lui effigie, l’effigie del tìglio ed i loro nomi rimangano perennemente intatti là nell’alto dell’abside, dove quotidianamente saliano da un popolo intiero le preci, gl’inni, gl’incensi ? che il suo nome rimanga scolpito nel punto più insigne della basilica, sul cippo dell’altare? che le sue sigle ricordino dovunque la sua munificenza, ed ai lati della cattedra vescovile e sui pulvini delle colonne ? Certo per motivi meno forti, ignote mani avevano abraso il nome dell’ imperatore Massimiano dalla base onoraria ; certo ragioni meno plausibili avevano fatto sparire alcune righe d’iscrizione dalla pietra che copriva la santa arca del protovescovo Mauro. Che se di tali pretesi crimini fosse rimasto a Pareli zo il più lieve sospetto, il vescovo Adalpero nel 1222, quando rinnovò lo scritto del privilegio eufrasiano, non avrebbe lodata la pietà del fondatore « privi-legium pie recordationis Eufrasii predecessoris nostri »; ed il vescovo Ottone nel 1258, nell’intimare al comune di Parenzo di rispettare i suoi diritti sul territorio secondo il detto documento, non avrebbe usata la frase : «in privilegio quondam bornie memoriae domini Eufrasi episcopi parentini.* Infine, per dimostrare con quanta facilità in quei secoli tenebrosi si scagliavano simili calunnie, giova rilevare come sullo stesso Papa Pelagio, creatura di Giustiniano, correvano voci poco lusinghiere, tanto che a Roma lo si accusava persino di aver cooperato alla morte del suo predecessore, papa Vigilio. Persone che tenevano alla loro riputazione non volevan trattare con lui, gravato da tale sospetto : ond’ egli per tagliar corto a simili dicerie, dovette adattarsi di prestare nella basilica di San Pietro, dinanzi al popolo, con Narsete a fianco, un giuramento di purificazione sulla croce, e svigli evangeli (L. M. Hartmann Geschichte Ita-liens im Mittelalter, I. v. pag. 391 e Gregorovius Storia di Roma, L. Ile. 7 § 2)