— 94 — del Concilio calcedonese. Le chiese d’Occidente, che poco conoscevano di greco nè avevano letto gli scritti di Teodoro, Tcodoreto e d’Iba, credevano che questi tre vescovi fossero stati dichiarati ortodossi dai Padri di Calcedonia. Perchè dunque condannarli? — chiesero essi. Da ciò malcontenti e recriminazioni senza fine. Vigilio ritirò allora nel 550 il suo giudicato di condanna per eccesso di prudenza ed eccitò l’imperatore a convocare un concilio, che dirimesse la questione. Dopo nuove liti fra papa e imperatore, che costarono a Vigilio atroci ingiurie, Ano ad essere trascinato con una corda al collo per le vie di Costantinopoli, il concilio si tenne nel 553 a Costantinopoli stessa, e fu 1’ ecumenico V, confermato dal papa il 22 febbraio 554, in cui nelle sessioni V e VI si ricondannarono i tre capitoli. Nel ritorno da Costantinopoli Vigilio mori a Siracusa il 7 giugno 555 e gli successe Pelagio I, romano, più per volontà di Giustiniano imperatore, che per libera scelta del clero e del popolo. Pelagio zelò tosto la pace della chiesa. Ma i vescovi dell’ Illirio, dellTstria, della Venezia, della Re-zia, del Norico, della Liguria e della Lombardia, gridarono contro l’autorità del papa e contro la supposta violazione del concilio calcedonese, e con a capo il metropolita aquileiese Macedonio inscenarono uno scisma che durò sino alla line del secolo Vili. 8. Capi della ribellione contro Roma furono i vescovi deUTstria, tanto che lo scisma fu detto istriano; e capo fra gl’ istriani fu Eufrasio. Aiutato dal governo bizantino, che in apparenza dava ragione al papa, e in realtà favoriva la ribellione dei vescovi istriani a danno del cx-escente potere pontificio, Eufrasio prese parte al sinodo aquileiese, convocato dal patriarca Pelagio, successore di Macedonio, nel 557, ove venne senz’altro ripudiato il concilio costantinopolitano. Nè di ciò contento, Eufrasio tonò terribilmente dagli amboni della dorata sua basilica, contro il papa, sì da far levare il popolo di Parenzo tutta contro Roma papale. Fra il 558 e il 560 il papa Pelagio scrisse più lettere al generale Narsete a Ravenna contro di Eufrasio, descrivendolo — in senso morale in parte e in parte in senso reale — come adultero, omicida,