— 119 — Pare impossibile, ma questo secondo tributo, raggentilito dalla fede, non potè che accomunare la cortesia dei Parenzani con la cortese e maschia religiosità dei Veneziani. Si aggiungano fatti specialissimi che si estrinsecarono a Parenzo stessa. Mentre s’arrovellavano le lotte guerresche e sanguinose fra Patriarchi, conti, margravi e Venezia intorno alla povera Istria, e il vescovo stesso di Parenzo doveva porsi in lotta per i suoi diritti specialmente col Comune, con zelo grandissimo si curava il culto delle reliquie dei santi parentini. Il vescovo Fulcherio tosto dopo il 1200 scopriva il musaico e le reliquie dei santi Giuliano e Demetrio nel consignatorio eufrasiano e le deponeva nel Duomo con somma pompa. Fra il 1228 e il 1229 s’aggiungeva il fascino indistruttibile di s. Antonio di Padova, grande taumaturgo, flagellatore d’ ogni vizio, venisse anche dal Santuario. S. Antonio a Parenzo ideava il convento di s. Francesco che nel 1280 già esisteva legalmente. Nel 1233 il vescovo Adalpero consacrava il nuovo aitar maggiore, stipato di clero e di popolo. Nel 1247 il vescovo Pagano riponeva con solennissima pompa i corpi di s. Mauro e di s. Eleuterio in arca gotica nuova, deposta in S. Andrea. Nel 1277 il vescovo Ottone inalzava, come dirò ancora, il suo superbo ciborio e riponeva solennemente nell’aitar di s. Anastasia i corpi di s. Proietto e del suo Accolito. Tutti questi fatti, circondati dal fasto pomposo della liturgia patriarchina, non potevano che suscitare un benefico fervore religioso nei fedeli di Parenzo. E difatti alla fine del secolo XIII sorgevano a Parenzo venti chiese. Era sparita la chiesa di s. Tomaso ed erano sorte fuori le mura quelle di s. Marco, di s. Maria di Coltivo e di s. Gervasio, e in città la chiesa di s. Francesco col convento di Francescani, la cappella veneta nel palazzo pretorio di quel podestà Soranzo, che nel 1267 aveva diretto 1’ assalto dei Parenzani all’ episcopio di Bonifacio, e le chiesole di s. Michele di Predol, di s. Giorgio e di s. Biagio. Focolare d’immensa devozione fra il ceto marinaresco era la bella chiesa di s. Nicolò dello Scoglio. A s. Giovanni