— 169 — torio,1) non solo gli rifiutarono ogni contribuzione laica, non solo il podestà gli impugnò il diritto di giudicatura su ogni questione riguardo ai feudi arrogandolo al proprio tribunale, ma si arrivò persino a strappare dalla casa ove abitava il diacono Stefano ed a gettarlo in prigione. E quando il vescovo, per essere meno esposto agli oltraggi dei comunisti si portò ad abitare nel suo castello di Orsera, i Parenzani con tutte le loro forze di mare e di terra, con vessilli, stendardi e ballestre, si portarono contro di lui, lo cacciarono a viva forza da Orsera, e ne saccheggiarono tutte le vigne circostanti. Nel 1264-65 (cioè dall’ aprile 1264 all’ aprile 1256) troviamo podestà di Parenzo Filippo Gradonico; dall’aprile 1265 all’ aprile 1266 Marco Cornaro da Venezia. La loro presenza nella suprema carica cittadina ci dimostra come il partito antivescovile avesse identificato la sua causa con quella del partito veneziano, e come quest’ ultimo avesse nella città la decisiva preponderanza. E le conseguenze non si fecero attendere a lungo. I Capodistriani, che avevano avuto dai patriarchi il governo di Pinguente, Portole, Buie, Due Castelli e di altre baronie, vennero nella primavera del 1267 in lite e poi a guerra aperta con Parenzo, non sappiamo per quali ragioni. I Parenzani, messi alle strette da que’ di Capodistria, e d’altro canto stanchi per le continue lotte interne fra guelfi (vescovo) e ghibellini (autonomi), e per le interminabili questioni di con- ') Convien avvertire che il terreno delle questioni non era già tutto il territorio episcopale di Parenzo, nè i territori di quelle castella compresi nell’episcopato che furono donati ai vescovi dalli imperatori e re, il territorio in contesa era soltanto l’agro proprio comunale di Parenzo, del quale si ha carta della confinazione fatta nel 1203, territorio che comprendeva gli odierni comuni catastali di Abroga, Fratta, S. Domenica, Visignano, Mondellebotte, Sbandati, Villanova, Dracevaz, Foscolino, Fontane, Monghebbo, Monsalice, Varvari, Parenzo ; territorio che senz’altro è l'agro proprio dell’ antico municipio di Parenzo, smembrato poi dai vescovi medesimi che ne staccarono alcune parti, incorporate poi per gius di proprietà con altro comune; agro che mai più ritornò a formare un corpo solo suburbano di Parenzo. — Kandler. Cod. dipi. istr. 1296,